16 aprile 2018

Castelli di rabbia


Siamo in pieno ottocento, nella cittadina immaginaria di Quinnipak. Un universo variegato e strano, popolato di personaggi surreali che però, nella loro eccentricità, quasi commuovono: che altro fanno, se non ricercare accanitamente - ciascuno a modo suo - la cosa che possa dare senso compiuto alla loro vita?

Storie piccole e grandi, spesso quasi oniriche, si susseguono e si incrociano, raccontate con uno stile particolarissimo e a tratti geniale.

Alessandro Baricco con Castelli di rabbia - suo romanzo d'esordio - riesce a spiazzare il lettore, e ultimamente affascinarlo.

Pur disorientata, mi sono lasciata avvincere e ho gustato pian piano queste pagine strane. 

Permettetemi oggi di offrirvene una: racconta di un vecchio e un ragazzino, che sognano di intrappolare la voce all’interno di un tubo di stagno per poterla poi riascoltare...


- Diavolo! Un buco nel tubo... come ho fatto a non pensarci... caro Pehnt, ecco dov'è l'errore... un buco nel tubo... un piccolo maledetto buco nascosto da qualche parte, è chiaro... se n'è scappata di lì tutta quella voce... sparita nell'aria...
Pehnt si è alzato il bavero della giacca, tiene le mani sprofondate nelle tasche, guarda Pekish e sorride.
- Be', sai cosa ti dico? lo troveremo Pehnt... noi troveremo quel buco... abbiamo ancora una buona mezz'ora di sole, e lo troveremo... in marcia, ragazzo, non ci faremo fregare così facilmente... no.
E così se ne vanno, Pekish e Pehnt, Pehnt e Pekish, se ne tornano lungo il tubo, uno a sinistra l'altro a destra, lentamente, scrutando ogni palmo del tubo, piegati in due, a cercare tutta quella voce perduta, che se uno li vedesse da lontano potrebbe ben chiedersi cosa diavolo fanno quei due, in mezzo alla campagna, con gli occhi fissi per terra, passo dopo passo, come insetti, e invece sono uomini, chissà cos'hanno perso per strisciare in quel modo in mezzo alla campagna, chissà se lo troveranno mai, sarebbe bello lo trovassero, che almeno una volta, almeno ogni tanto, in questo dannatissimo mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in sorte di trovarla, così, semplicemente, e dicesse l'ho trovata, con un lievissimo sorriso, l'avevo persa e l'ho trovata - sarebbe poi un niente la felicità.

10 aprile 2018

Non innamorarti di una donna che legge

È forse un po’ eccessiva, questa poesia della scrittrice dominicana Martha Rivera-Garrido? Fotografa la realtà, o indulge a una sorta d’autocompiacimento femminile e femminista? Davvero una donna che legge è così pericolosa per un uomo, o almeno così impegnativa? E che dire allora di una donna che scrive?

 

Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive.
Non innamorarti di una donna colta,
maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l'amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più,
di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose),
o di una donna capace di restare mezz'ora davanti a un quadro
o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere,
che rimanga con te oppure no, che ti ami o no,
da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

04 aprile 2018

Book hangover

Ho trovato in rete una vignetta simpatica, che accenna ad un ipotetico "Book hangover".
Con il termine hangover ci si riferisce comunemente ai postumi della sbornia. In senso traslato può essere inteso (secondo gli autori della vignetta) come l'impossibilità di iniziare un nuovo libro perché stai ancora vivendo nel mondo del libro precedente.
Confesso che capita spesso anche a me: quando leggo un romanzo che mi appassiona faccio poi fatica a staccarmene, una volta giunta all'ultima pagina; e prima di iniziare un nuovo libro devo attendere almeno un giorno.
Qualcosa di analogo mi accade anche quando scrivo: ogni romanzo mi cattura e mi trasporta in un mondo da cui è difficile prendere le distanze. Ad esempio, mentre sto scrivendo un nuovo romanzo, faccio molta fatica a riprendere in mano il testo precedente (magari per un'ultima revisione prima di darlo alle stampe).
Sarà per questo che, in ogni caso, le storie che racconto - pur essendo tutte indipendenti e autoconcluse - hanno uno sfondo comune cui non riesco a rinunciare?

01 aprile 2018

Buona Pasqua!

Il blog La lettura è un'avventura! augura buona Pasqua a tutti i suoi gentili lettori.