24 dicembre 2018

Il Natale di Tom e Adaora

È Natale. Adaora e suo figlio sono soli, nel monolocale seminterrato in cui vivono da quando sono giunti a Cassanico. Non c'è molta aria di festa; però all'improvviso il campanello suona, e tutto cambia...
Buon Natale, di vero cuore, a tutti i lettori de Il velo dorato.



In quello stesso momento, una volante dei carabinieri posteggiò davanti a un portone verde in via Donizetti. L’uomo in divisa scese dall'auto, diede un’occhiata ai campanelli e suonò in portineria.
– Ehi, qui è tutto in regola! Se qualcuno ha combinato qualcosa, io non c’entro un accidente! – esclamò la vecchia Ester, affacciandosi allarmata alla finestra del piano rialzato. 
– Mi può aprire, per cortesia?
La vecchia si affrettò, con una certa apprensione. 
– Entri pure. Non abbiamo niente da nascondere qui.
– Devo solo parlare con la famiglia Obi.
Quando Adaora aprì la porta del monolocale e si vide comparire davanti il maresciallo, rimase per qualche istante senza fiato.
– Posso entrare, signora Obi? – chiese l’uomo, togliendosi il cappello; poi soggiunse: – Mi scusi per l’intrusione; l’avevo promesso a Tom.
– Grazie, grazie! – esclamò il ragazzino, scattando in piedi come una molla.
– Buon Natale, Tom. Buon Natale, Adaora – disse il maresciallo; poi ebbe un attimo di esitazione e chiese: – Posso chiamarla Adaora, vero, signora Obi?
– Certo! – annuì la donna, con slancio. La gentilezza rispettosa che l’uomo aveva sempre dimostrato nei suoi confronti la metteva quasi in imbarazzo; non era abituata a sentirsi trattata con tanto riguardo.
– Vi piacciono i marron glacé? Ieri pomeriggio sono passato davanti alla pasticceria, ho visto i marron glacé in vetrina e ho pensato di prenderne un po’ per mangiarli oggi con voi.
Estrasse da sotto il cappotto una confezione dorata, e la posò sul tavolo, al centro di un’allegra tovaglia natalizia che la signora Ester aveva vinto con i punti del supermercato e aveva regalato a Adaora proprio il giorno prima.
Sedettero intorno al vassoio di marron glacé e li mangiarono quasi tutti. Nel frattempo chiacchierarono un po’, condividendo piccoli episodi di vita quotidiana. Soprattutto Tom parlava volentieri e si sentiva fiero di poter raccontare le sue imprese sportive a un uomo che, da ragazzo, aveva giocato a basket per parecchi anni.
Il maresciallo rimase con gli Obi per più di un’ora, ma il tempo volò come se si fosse trattato di un minuto. Adaora provò nuovamente la sensazione già sfiorata pochi giorni prima, nell'abitacolo della volante, quando Esposito li aveva accompagnati a casa: una specie di calore accogliente e semplice, in cui trovare riposo.
– Grazie per l'ospitalità – disse l'uomo raccogliendo il cappotto e il cappello che aveva appoggiato su un letto e avviandosi verso la porta.
– Grazie a lei per essere venuto, signor maresciallo.
– Adaora, può chiamarmi Giuseppe se le fa piacere.
– E io? – chiese Tom tutto speranzoso – Io come posso chiamarla?
– Tu puoi continuare a chiamarmi signor maresciallo – rispose, con un tono di voce fermo e severo. Gli passò una mano fra i capelli, scompigliandoli come solo lui sapeva fare e poi gli afferrò per un attimo la nuca, in un gesto energico che a Tom piaceva da morire.

[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice, 2018]

13 dicembre 2018

È quasi Natale, Charlie Brown!


D’accordo, non è un romanzo. E nemmeno una novella. È solo un fumetto. Eppure, pensando ai libri che profumano di Natale, non possono non venirmi in mente loro: gli indimenticabili, intramontabili Peanuts.
Dalla penna geniale di Charles M. Schulz nacque nel 1970 la raccolta Buon Natale, Charlie Brown! Tavola dopo tavola, Snoopy e i suoi amici conducono il lettore a spasso fra prati innevati, letterine a Babbo Natale, e riflessioni più profonde di quanto appaia a uno sguardo distratto.È quasi Natale, Charlie Brown!



05 dicembre 2018

Presepe vivente

Il Natale si avvicina, e in Val Favero i ragazzi preparano il presepe vivente. Chiara, suo malgrado, viene trascinata in quella che ritiene solo una carnevalata imbarazzante. Eppure, proprio durante le prove di quella manifestazione ormai imminente, accade qualcosa di decisivo...
Vi regalo una pagina tratta da Il velo dorato, con l'augurio di buon Avvento. 

Lo sguardo del giovane percorse tutto il salone, si spinse fino all'assembramento centrale e finalmente approdò alla scena della Natività. Fu in quel momento che Luca vide Chiara.
Era radiosa, in piedi accanto all'asinello grigio. Indossava un abito grezzo lungo fino ai piedi, drappeggiato con semplicità. L’ovale del viso era incorniciato dal velo azzurro che ricopriva il capo, per scendere poi sulle spalle come una sorta di mantello. 
Luca rimase a osservarla come se la vedesse per la prima volta. Quella ragazza gli piaceva da anni, ma non aveva mai notato quanto fossero delicati i tratti del suo volto e quanto fosse limpido lo sguardo di quegli occhioni nocciola. L’aveva osservata milioni di volte, in quei due anni e l’aveva persino ritratta in uno splendido acquerello che le aveva regalato in occasione del suo diciottesimo compleanno. Eppure, quel pomeriggio le sembrava diversa: più bella, più luminosa, più vera.
Assistette alla prova rimanendo in un angolo del salone, per non disturbare i lavori.
Quando san Giuseppe circondò con un braccio le spalle della Madonna, Luca provò una strana sensazione di disagio, simile a una puntura di spillo in mezzo al petto. Come si permetteva, quel tizio, di abbracciare Chiara? D’accordo, non costituiva un pericolo: era un seminarista o un novizio o qualcosa del genere, forse non era interessato a fare il provolone con le ragazze. E poi aveva i brufoli.
Ciononostante, se Luca avesse seguito l’istinto, si sarebbe precipitato al centro del salone fendendo la folla di ragazzini, avrebbe preso san Giuseppe per il bavero e gli avrebbe rifilato un pugno sul naso.
Quando la prova fu conclusa Chiara, dismessi i panni della Vergine, corse incontro a Luca.
– Ho terminato, finalmente! Non ne potevo più…
– Perché?
– E me lo chiedi? Mi sentivo così ridicola!
– A me sembravi così bella!
Uscirono dall'oratorio e piazza San Francesco li accolse con il suo clima da cartolina di Natale: le luminarie colorate attraversavano il nero del cielo, le vetrine proiettavano sui marciapiedi i loro riflessi dorati, dal bordo della grande fontana scendevano mille stalattiti di ghiaccio. E la neve, leggera e fitta, continuava a scendere.


[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice, 2018]



01 dicembre 2018

1° dicembre

Il calendario nella vetrina della pasticceria segnava “1° dicembre 1991” e tutt'intorno sfolgoravano panettoni e pandori avvolti in cellophane dai riflessi dorati. Era la prima domenica di Avvento e la pasticceria – come pure ogni altro esercizio commerciale della cittadina – si stava addentrando nell'intenso periodo prenatalizio. Il profumo di dolci filtrava attraverso la porta scorrevole e invadeva il marciapiede.
Chiara spinse lo sguardo all'interno del negozio e vide Adriana indaffarata al bancone. Agitò la mano per attirare la sua attenzione e, appena l’amica la notò, le mandò un bacio con un gesto delle dita. Adriana contraccambiò, sorrise e riprese a lavorare. 
“Sono contenta di vederla così serena” pensò Chiara, e riprese il cammino verso piazza San Francesco.
C'era già sentore di neve, anche se la temperatura non era ancora scesa sottozero e la pioggerellina inumidiva i volti come una carezza di nebbia. Chiara fece fare un altro giro alla sciarpina rosa pesca che le avvolgeva il collo. 
Erano le cinque del pomeriggio e il buio era già sceso sulla città indaffarata. Lei camminava piano, cercando di assaporare quegli attimi. Nell'aria fredda della sera sembrava vibrare una specie di promessa.


[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice]



04 novembre 2018

Buon compleanno, blog!

In questi giorni il mio piccolo blog La lettura è un’avventura! compie tre anni. Mese dopo mese è cresciuto, raccogliendo pensieri e immagini sui libri che amo leggere (e scrivere). Senza pretese, il sito offre briciole di narrativa  - e non solo - a chi passa da queste parti.
È nato da una sovrabbondanza di doni ricevuti: che fortuna saper leggere, e avere da sempre l’opportunità di farlo con grande gusto!
Di tanto in tanto il blog propone brevi stralci ritagliati da libri talvolta celebri, più spesso poco noti; pagine che appartengono alle epoche, ai generi e agli autori più diversi. Il visitatore può così soffermarsi qualche istante, e approfittarne liberamente. Una sorta di degustazione gratuita, insomma!
E fra una pagina e l’altra, immagini semplici che raccontano pensieri. Pensieri sulla lettura, ovviamente: che è un’avventura stupenda, capace di aprire la mente e mettere in moto il cuore.


Buon compleanno, blog!


02 novembre 2018

Seta

È una storia molto semplice, Seta di Alessandro Baricco; in meno di cento pagine rapide e lievi, frammentate in brevi capitoli, racconta la vicenda di Hervé Joncour, un commerciante di seta francese. Siamo a metà dell’ottocento, e a causa di un’epidemia che colpisce i bachi da seta europei, Hervé parte per il Giappone in cerca di uova sane per l’allevamento di nuovi bachi. Il suo viaggio, che si ripeterà annualmente per più e più volte, lo condurrà a vivere avventure inaspettate ed esperienze del tutto nuove.
Ciò che sempre mi affascina di Baricco - e in questo breve romanzo ancor più che in altri - è la genialità nell’uso della parola. Sa dosare con rara maestria frasi e silenzi, spunti teatrali e accenti di poesia.
«Pioveva la sua vita, davanti ai suoi occhi, spettacolo quieto».
E alla fine, dopo tante insolite avventure, dopo qualche grande dolore, dopo anni rigati di nostalgia, Hervé Joncour approda a una serenità ovattata, a una saggezza malinconica. Leggete, se volete, due passi tratti dalle ultime pagine.


Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva,  si chinò su quanto era rimasto della sua vita, e riiniziò a prendersene cura, con l’incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro, il mattino dopo il temporale […].
Col tempo iniziò a concedersi un piacere che prima si era sempre negato: a coloro che andavano a trovarlo, raccontava dei suoi viaggi. Ascoltandolo, la gente di Lavilledieu imparava il mondo e i bambini scoprivano cos'era la meraviglia. Lui raccontava piano, guardando nell'aria cose che gli altri non vedevano.
La domenica si spingeva in paese, per la Messa grande. Una volta l'anno faceva il giro delle filande, per toccare la seta appena nata. Quando la solitudine gli stringeva il cuore, saliva al cimitero, a parlare con Hélène. Il resto del suo tempo lo consumava in una liturgia di abitudini che riuscivano a difenderlo dall'infelicità. Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.

14 ottobre 2018

Il maresciallo

Ne Il velo dorato, quando Adaora sarà sospettata di complicità in un furto in villa, un nuovo personaggio entrerà in scena: il maresciallo dei carabinieri Esposito, cui saranno affidate le indagini.
Il maresciallo è un uomo essenziale, noto per la sua grande competenza e per la sua composta gentilezza. Fin dal primo interrogatorio dimostra - fermo restando il rigore richiesto dal suo ruolo - di saper rispettare la dignità e la sensibilità della giovane donna.
Presto Adaora sarà scagionata da ogni sospetto, ma il maresciallo non uscirà di scena; e Tom arriverà a provare nei suoi confronti una stima e un affetto sconfinati.


Quello stesso pomeriggio Adaora fu convocata presso la stazione dei carabinieri di Cassanico per rilasciare una deposizione. 
– Si accomodi, signora – le disse il maresciallo Esposito, non appena l’ausiliario l’ebbe accompagnata nel suo ufficio.
Adaora si guardò intorno spaesata: un po’ perché quell'ambiente le incuteva timore, un po’ perché non era abituata a sentirsi chiamare “signora”. E poi stava male, terribilmente male: un nodo doloroso le chiudeva lo stomaco, feroce groviglio di rabbia e impotenza, umiliazione e paura.
– Si accomodi, signora – ripeté il maresciallo, senza spazientirsi.
Adaora sedette, ma rimase come appollaiata sul bordo, senza appoggiare la schiena.
– Posso chiederle le sue generalità, signora? 
Adaora frugò nel tascone della salopette ed estrasse subito i suoi documenti. Li porse al maresciallo con una mano che tramava un po’. 
– Innanzitutto le chiedo scusa per averla fatta venire fin qui, signora Obi. Questa chiacchierata è un atto dovuto, ma la lascerò andare al più presto.
– Grazie, signor maresciallo – mormorò Adaora con un filo di voce.
– Ormai è in Italia da molti anni. Un esempio di buona integrazione, a quanto vedo.
– Sì, signore.
– Ha ancora familiari o parenti, in Nigeria?
– Non ho più nessuno, signore. 
– Si trova qui a Cassanico da molto tempo?
– Siamo arrivati il 30 giugno, signore.
– Lei e…?
– Mio figlio, signore. Si chiama Tom. Ha dieci anni. È… è meraviglioso – disse Adaora. Ma si vergognò subito per quella precisazione finale, che non c’entrava nulla con l’interrogatorio e la faceva sembrare ancora più stupida.
– Capisco. Vedo dai documenti che non è sposata.
– No, signore.
– E il padre del bambino?
– Non lo so, signore.
Il maresciallo sollevò lo sguardo dai documenti e lo posò sul volto contratto della donna. Vi lesse un tale carico di tensione e di vergogna, che provò pena per lei. Eppure occorreva andare avanti, era il suo lavoro.
– Che cosa le capitò quando arrivò in Italia, signora?
– Capitò che… che io… feci alcuni incontri sbagliati… 
Il maresciallo capì e non chiese dettagli; Adaora gliene fu immensamente grata.
– E poi come ne uscì?
– Feci alcuni incontri giusti…
– Come trascorre il suo tempo quando non lavora? Ha conoscenti qui a Cassanico?
[…]
L’uomo si alzò e le tese la mano:
– Può andare, signora Obi. Grazie.
– Grazie a lei, signor maresciallo – Adaora ricambiò la stretta.
L’uomo la accompagnò fino alla porta.
Sul marciapiede, intirizzito dalla fredda umidità autunnale, un ragazzino attendeva l’uscita di sua madre dalla stazione dei carabinieri. Era ormai scesa la sera.
– Tom, che ci fai qui? 
– Ti aspettavo. 
– Non avresti dovuto venire. Fa freddo, è buio…
– …e tu sei stata arrestata!
Il maresciallo, che aveva assistito in silenzio alla scena, li raggiunse immediatamente:
– Tu sei Tom, vero? La tua mamma mi ha parlato di te.
– Che le avete fatto? – chiese il ragazzino, tremando di rabbia.
– Nulla. Non è vero che la tua mamma è stata arrestata; è stata solo convocata per una deposizione. Avevamo bisogno di alcune informazioni e lei ce le ha fornite.
– E adesso che succederà?
– Succederà che tornerete subito a casa e cercherete di non pensare più a questa brutta storia. Ce ne occuperemo noi! – Dicendo questo il maresciallo sorrise e scompigliò con un’energica carezza i riccioli folti del ragazzino.

[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice]

07 ottobre 2018

Tom

Continua la nostra piccola carrellata di personaggi de Il velo dorato.
Tom, coprotagonista del romanzo insieme alla madre Adaora,  è un ragazzo vivace, intelligente, grintoso; cresciuto in condizioni spesso difficili, è maturato in fretta. Anni di incontri e scontri nelle periferie urbane delle città siciliane lo hanno temprato molto.  
Appena approdato in Val Favero deve fare i conti con i bulli del quartiere popolare, con i ragazzini del centro estivo, con le persone ammodo della Cassanico-bene; ma non si lascia impressionare facilmente.
Sembra un piccolo duro, Tom. Ma in fondo è un ragazzino sensibile, e nasconde in sé un insopprimibile desiderio di tenerezza, amicizia, protezione.
Il suo rapporto con la madre è un vincolo profondissimo e delicato, prezioso più di ogni altro legame. 
Nello stesso tempo, Tom cova in sé – quasi inconsapevolmente, almeno all'inizio – il bisogno viscerale di un papà. La figura del padre è un tema centrale del romanzo. Tom, che sta per addentrarsi nell'adolescenza, inizia a rendersene conto in maniera bruciante. 


All'improvviso, un gruppetto di coetanei gli venne incontro con passo deciso. Il capo banda gli sbarrò la strada e gli altri sei o sette si disposero intorno a loro con aria minacciosa. 
– Dove credi di andare, moccioso?
– Vado dove mi pare e comunque sono più alto di te.
– Non fare il furbo o ti diamo una bella lezione.
– In otto contro uno?
– No, in uno contro uno. Sloggia o ti cambio i connotati.
– Non sloggio e comunque sono più forte di te.
Il ragazzino lo fulminò con lo sguardo e all'improvviso gli sferrò un pugno micidiale mirando allo zigomo: voleva ridurgli la faccia in polpetta e vederlo livido per un mese. Invece Tom si scansò, con un rapido e ben calibrato movimento del busto. Poi, senza dar tempo all'altro di riaversi dallo stupore, gli sferrò a sua volta un forte pugno nella pancia. Quello emise un gemito strozzato e si ripiegò su se stesso per il dolore.
– Scusami – disse Tom – Non avrei voluto. Mi ci hai costretto.
Fra i ragazzi era sceso un silenzio di tomba, nessuno osava fiatare.
– Te la farò pagare, dovessi rincorrerti fino a Revinasco.
– Io non scappo e comunque sono più veloce di te.
Nacque così l'idea della gara: una corsa fino ai cassonetti in fondo alla strada. Meglio una disputa di quel genere che una scazzottata fino al sangue.
 Tom e il capobanda si posizionarono all'inizio della strada, lanciandosi occhiate di fuoco:
– Preparati a mangiare la polvere, negretto. 
– Vedremo.
Gli altri ragazzi si disposero lungo il marciapiede, uno di loro diede il via. 
Tom fino a metà percorso non volle strafare, procedette affiancato all'avversario. Poi, giunto agli ultimi venti metri, diede un'accelerata e raggiunse i cassonetti con la velocità di un fulmine. 
Tornò a casa contento: non solo per aver vinto la disputa, ma anche per aver evitato quel pugno. Avrebbe dato un gran dolore a sua madre, se fosse rincasato con la faccia insanguinata. Lui sapeva fare a botte, aveva imparato molto bene negli anni precedenti; ma Adaora non ne era affatto contenta e più di una volta Tom l'aveva vista con gli occhi lucidi dopo una sua zuffa. 
In ogni caso da quel giorno nessuno nel quartiere gli diede più noia.

[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice]




04 ottobre 2018

L'amica geniale

È un'amicizia complessa e robusta, quella che unisce fin dalla più tenera età Elena e Lila, nella cornice di una periferia napoletana anni ’50, piena di contraddizioni ma non priva di fascino.
Elena racconta in prima persona la sua infanzia e la sua adolescenza, sempre in relazione con quell'amica straordinaria e terribile, da cui si sente intimorita e attratta. E mentre le ragazzine crescono, cambia il “rione” intorno a loro; una folla di personaggi secondari intreccia le sue piccole e grandi vicende con quelle delle due protagoniste.
Ho letto con autentico piacere L'amica geniale, lasciandomi catturare da questa bella storia di amicizia e di crescita. Elena Ferrante ha saputo descrivere con garbo e realismo persone, ambienti, situazioni e moti del cuore. 
Ecco una pagina tratta dai primi capitoli: le due bambine non hanno ancora fraternizzato, ma già si “annusano a distanza”; fra loro inizia a serpeggiare un interesse, preludio dell’amicizia che verrà.



All'uscita da scuola una banda di maschi della campagna, capeggiata da uno che si chiamava Enzo o Enzuccio, uno dei figli di Assunta la fruttivendola, cominciò a tirarci le pietre. Si sentivano offesi dal fatto che eravamo più brave di loro. Quando arrivavano i sassi scappavamo tutte, ma Lila no, seguitava a camminare con passo regolare e a volte addirittura si fermava. Era molto brava a studiare la traiettoria dei sassi e a scansarli con un movimento calmo, oggi direi elegante. Aveva un fratello maschio più grande e forse aveva imparato da lui, non so, anch'io avevo fratelli ma più piccoli di me e da loro non avevo imparato niente. Tuttavia, quando mi rendevo conto che era rimasta indietro, pur avendo molta paura mi fermavo ad aspettarla.
C’era già allora qualcosa che mi impediva di abbandonarla. Non la conoscevo bene, non ci eravamo mai rivolte la parola pur essendo continuamente in gara tra noi, in classe e fuori. Ma sentivo confusamente che se fossi scappata insieme alle altre avrei lasciato a lei qualcosa di mio che non mi avrebbe restituito più.

30 settembre 2018

Adaora

Fra le pagine de Il velo dorato possiamo incontrare tanti personaggi, le cui vicende si snodano in Val Favero stagione dopo stagione. Desidero presentarvene alcuni, condividendo con voi qualche passo del romanzo.

Adaora Obi è una giovane donna nigeriana, approdata sulle coste italiane durante le prime ondate migratorie degli anni ottanta. Il romanzo la coglie dodici anni dopo, quando giunge a Cassanico in compagnia di un figlio preadolescente.
Pur ferita dalla vita, Adaora è pronta a combattere ancora. Non si arrende, perché desidera profondamente un esito di felicità per sé, e soprattutto per suo figlio.
Ricominciare da zero non è semplice; ma alcune novità – straordinarie e semplici ad un tempo – sono ormai dietro l’angolo. Adaora farà esperienza di alcuni incontri che imprimeranno una svolta profonda alla sua vita.



Il viaggio pareva interminabile. Il treno sferragliava lungo lo Stivale, mentre Adaora spingeva lo sguardo nel buio della notte, oltre il vetro del finestrino. Indossava una maglietta azzurra e la solita vecchia salopette di jeans: non era certo vestita all’ultima moda, ma a lei piaceva così. Era come se quella specie di tuta avesse il potere di proteggerla; e il tascone della pettorina era perfetto per custodire i documenti (quanto aveva dovuto lottare e soffrire, per averli!). Ma soprattutto, conciata così Adaora evitava di attirare gli sguardi degli uomini; il suo corpo giovane ne aveva calamitati fin troppi in un passato ormai lontano.
Gli altri passeggeri dello scompartimento si erano assopiti; anche Tom dormiva, con il capo appoggiato sul petto della madre. Lo scialle dorato circondava le spalle a entrambi e riparava le loro braccia nude dal fresco della notte.
“Ce la faremo, bambino mio – gli disse con il pensiero – Ce l’abbiamo sempre fatta! Adesso dormi, dormi sereno. Domani arriveremo nel nuovo mondo e ricominceremo a lottare insieme. Ma io continuerò a proteggerti, non permetterò mai alla vita di farti male”.


[Laura Blandino - Il velo dorato - Piccola Casa Editrice]

27 settembre 2018

La folgore colpisce per la terza volta

Ho sempre pensato a Giovanni il Battista come ad un uomo rozzo, testardo, quasi violento, poco equilibrato. Una figura tutto sommato sgradevole, e comunque lontanissima dalla sensibilità di qualunque “persona normale”.
Lo scrittore polacco Jan Dobraczyński, nel suo romanzo La folgore colpisce per la terza volta, riesce invece a ritrarre l’ultimo dei profeti con tratti di profondissima umanità e autentica drammaticità.
Giovanni è un uomo che vive nel modo più radicale l’esperienza dell’attesa; e per il Messia rinuncia a tutto, sorretto da una fede disperata in Jahvé.  Ma quando il tempo sta per compiersi, non manca il travaglio delle tentazioni più cupe: e nell'oscurità della prigione, una voce suadente insinua dubbi feroci. 
Leggiamo questa pagina, e proviamo a chiederci: non è una tentazione umanissima, dopo aver dato tanto, esigere di passare all'incasso?


Di nuovo Giovanni fu spinto e percosso. Di nuovo gli strapparono di dosso la veste e gli gettarono sul viso i suoi stracci fetidi. La pesante porta di ferro che conduceva alla cella cigolò. Come il giorno precedente, fu gettato per le scale. Rotolò in basso e cadde sulla pietra. Non riuscì a trascinarsi fino al giaciglio.
Trascorse la notte ed egli giaceva sempre senza forze. Gli aguzzi dislivelli del pavimento di pietra gli tagliavano le carni.
Intorno era tenebra e tenebra era in lui. In quell’oscurità udì la voce. Questa volta non scherniva e non ridacchiava beffarda. Parlava con dolcezza, con calma, con soavità.
- Vedi come sei stato trattato. Eppure hai servito per tutta la vita. Per tutta la vita Gli hai preparato la via. Egli è venuto, ti ha portato via i discepoli, la fama e il cuore del popolo, ha preso il tuo posto. Approfitta dell’aureola di gloria che Gli hai preparato. E tu sei in prigione. Percosso, calpestato, avvilito. Questi depravati ti scherniscono. Ed Egli lo sa e lo tollera. Eppure potrebbe appellarsi al popolo. Se a migliaia venissero sotto il palazzo… Se pretendessero la tua liberazione… Antipa si spaventerebbe e ti lascerebbe andare. Ma Egli neanche si ricorda più di te. […] Niente Lo interessa oltre se stesso. Si preoccupa solo di Sé. Non ti ha nemmeno ringraziato. […] Mi fai pena, Giovanni… Quanta ingiustizia… Quanti torti… E ti ricordi ancora della piccola Efa? Aveva gli occhi neri, così belli, una bocca piccolina, graziose manine… Se non l’avessi respinta, avresti trovato consolazione. Non sai neppure quanto può dare in un momento di tristezza la donna che ama… Potresti chiederlo a suo marito. Non credere che sia poca cosa avere accanto in un momento difficile qualcuno che sia una cosa sola con te… Non l’hai provato mai. Vi hai rinunciato. Per Lui hai rinunciato a tutto. Gli hai dato tutto. Tutta la vita… Ed Egli, Egli che cosa ha fatto per te?
Strinse i pugni e i denti e mormorò:
- O Signore, fa’ tacere questa voce! Sembra dolce e pietosa, ma io so chi parla. Se fossi libero fuggirei questa parole. Ma non posso fuggire. Falla tacere… Quello che dice è menzogna! Menzogna! […]
- Gli hai dato la vita, tutta la vita - sembrava che dal profondo dell’oscurità salisse una grande dolcezza – Hai rinunciato all’amore della donna e dei figli. Non hai amici. Hai rifiutato la considerazione. Non hai voluto nemmeno essere chiamato profeta. Sei stato per Lui la voce… […] Ed Egli ha ritenuto che questo sia troppo poco. Per lui tutto è sempre troppo poco. E quando dà, dà soltanto a quelli che sceglie Egli stesso. A che Gli piace e non a chi lavora per Lui. Colma di grazia chi si ribella e pretende cose impossibili da chi Lo serve e Lo obbedisce…

27 agosto 2018

La lettura nell'arte: Renoir

Ci avete mai fatto caso? Come sono belle le persone che leggono!
A volte mi capita di osservarle - in biblioteca, in metropolitana, in spiaggia - e ne rimango come affascinata. 
Qualcosa di simile deve essere accaduto anche a diversi artisti, che hanno catturato sulle loro tele le immagini di persone immerse nella lettura. Lasciandoci opere meravigliose.
Guardate questa "Liseuse" ("Lettrice"): Pierre-Auguste Renoir la dipinse nel 1875, riproducendo con pennellate rapide e luminose il volto assorto di una ragazza a cui, nella vita reale, egli voleva molto bene.  
Renoir, pittore della joie de vivre, sapeva ben cogliere gli aspetti piacevoli dell’esistenza umana; e la lettura, da lui raffigurata in più opere, esercitava un indubbio fascino sulla sua sensibilità di artista.
Il dipinto è conservato presso il Musée d'Orsay  a Parigi.



19 agosto 2018

#Meeting18

l velo dorato è disponibile al Meeting di Rimini, nella grande Libreria Itaca (padiglione C2).
Ovviamente sono presenti anche La camera bella, Tempo di cose nuove, e gli altri romanzi della collana "Il cielo negli occhi" (Piccola Casa Editrice).
Dal 19 al 25 agosto, presso la Fiera di Rimini.


11 agosto 2018

Buone vacanze!

Il blog augura di cuore BUONE VACANZE a tutti i lettori.
In spiaggia sotto l'ombrellone, in montagna su un bel prato, o nel silenzio delle nostre città deserte a ferragosto, non manchi a nessuno la compagnia di un buon libro.
A presto!

07 agosto 2018

L'ombra del padre

Ne L’ombra del padre - Il romanzo di Giuseppe lo scrittore polacco Jan Dobraczynski si cimenta in un'impresa non facile: ricostruire in forma romanzata la figura dell'uomo che si lasciò stravolgere la vita dalla più straordinaria chiamata divina. Una storia di fedeltà (luminosa e faticosa insieme), di turbamenti mai censurati, di pienezza completamente accolta.

Vi offro la pagina sofferta e profonda in cui si narra il "sogno" di Giuseppe: vi emerge in modo nitido il travaglio interiore che accompagna l’uomo cui Miriam è stata promessa.


Non poteva stare sdraiato. Si sedette. All'intorno c’era la notte fonda. Dalle stelle che brulicavano nel cielo scendeva un pulviscolo verde argento. Si era fatto molto freddo. Si sfregò con le mani le braccia intirizzite, si avvolse meglio che poté nella tunica, poiché non aveva preso con sé il mantello. Il sonno se ne era andato. Il pensiero lavorava febbrilmente.
Un segno per me…? Quale segno? Che cos'ha in comune la storia di una bisavola con quello che è toccato a me? Ho deciso di andarmene. Non trovo un’altra via di uscita. Non vedrò più Miriam. Non potrei vederla. Se la guardassi, non riuscirei a credere alla realtà. Bisogna essere pazzi per non ammettere la verità di ciò che dicono gli occhi e gli orecchi. Eppure… così debbo andarmene! Debbo fuggire! Ma se non ho fatto nulla di male? Perché debbo scappare come un vigliacco, che teme la punizione? Se fuggirò, questa fuga farà sì che tutti mi giudicheranno indegno. Ma soltanto così posso salvarla. Io non posso accusarla. Debbo rinunciare sia a lei che al mio buon nome...
- Non temere, prendila in casa tua…
Sentì quelle parole come se qualcuno le avesse pronunciate ad alta voce accanto a lui. Si guardò vivamente all'intorno. Ma niente intorno a lui era cambiato. Continuava la notte, argentea e gelida. Il chiarore delle stelle era tanto vivido, che vedeva tutto attorno a sé. Non c’era nessuno. Nei pressi era cresciuto soltanto un fiore bianco, dall'intenso profumo. Del resto poteva darsi che il fiore fosse serrato e che soltanto nell'oscurità avesse dischiuso i suoi petali?
Si raggomitolò cercando calore nel proprio corpo. Si addormentò di nuovo. Nel sonno il fiore crebbe, divenne enorme, si piegò su di lui. Disse:- Accoglila in casa come tua moglie. Non è stato un uomo a portartela via … Egli stesso si è piegato su di lei. Colui che nascerà sarà il Redentore atteso da tutti. Proprio di lei e di Lui parlava il profeta. Giungerà per insegnare l’amore più grande. Non riuscirei neppure a dirti quanto Lui vi ami … Egli stesso ve lo dirà, genere umano. Egli stesso ve lo dimostrerà. Ma prima che ciò accada, la cosa deve rimanere celata. Questo Egli vuole, per non abbagliare con la sua luce. Non costringere. Desidera conquistarvi, come un ragazzo conquista colei che ama, travestendosi da mendicante e ponendo il suo cuore ai suoi piedi. Proprio tu dovresti comprenderlo […].
Giuseppe stava sdraiato tutto tremante. Adesso non sapeva più se dormiva o se sentiva davvero quelle parole.- È possibile? … – sussurrò.- Tutto questo è vero – gli parve di sentire. – Come Lo conoscete poco, pur avendo sperimentato tanto amore … Davvero non sapete fino ad ora chi Egli sia? Ascolta, Giuseppe, figlio di Davide e Acaz, di Ezechia e di Giacobbe. Egli ti chiede: vuoi tu, che hai fatto la rinuncia insieme a lei, rimanere presso di lei come l’ombra del Padre …? Acconsenti?
Giuseppe sedette di nuovo. Il profumo del fiore si spandeva verso di lui nell’oscurità. Sul suo capo scintillavano le stelle. Il silenzio regnava. Si passò le dita sul viso, come ad assicurarsi che non avesse cambiato la sua forma.- Ci riuscirò? – sussurrò. – La amo tanto …- Prendila in casa tua…Le ultime parole risonarono nel silenzio. Quando si levò in piedi, non vide più il fiore.
Strinse le mani al viso. Aveva pregato tante volte nella vita: Rivelami, Signore, la Tua volontà, indicami quel che devo fare. Attenderò paziente il tuo comando… Aveva atteso tanti anni. Gli pareva di sapere che cosa stesse aspettando. Quello che attendeva era giunto. Ma al contempo aveva superato le sue aspettative. Si trovava al cospetto di qualcosa di così enorme, che gli pareva che quell’enormità lo schiacciasse. Lo prese il timore. Ma in quello sbigottimento una cosa sapeva: c’era la felicità di poter tornare da Miriam.
Scosse con forza il capo, come se volesse, con questo movimento, allontanare da sé tutte le recriminazioni umane.
In qualche punto in lontananza, sulla cima lucente dell’Hermon, si era lacerata la cortina della notte. Una striscia di luce era comparsa al di sopra del merletto formato dalla cima.



01 agosto 2018

Anna che sorride alla pioggia

Riesce a strappare molti sorrisi, Anna che sorride alla pioggia. Molti sorrisi, e qualche lacrima.
L'autore, Guido Marangoni, racconta in prima persona la sua esperienza di padre dal momento in cui la terzogenita inizia a esistere nel grembo della mamma. Desiderata e amata fin dal primo istante, Anna si presenta subito con la dotazione di "un cromosoma in più". Sarà una bimba Down.
L'autore riesce a raccontare con semplicità e freschezza le ansie e le trepidazioni, le gioie e le arrabbiature che si susseguono durante i mesi della gravidanza e i primi anni della piccola. È in grado di esprimere con toni (apparentemente) leggeri i pensieri più profondi. Con lo sguardo sempre fisso alla verità dell'uomo.
Ne volete un assaggio? Leggete qui la pagina in cui papà e mamma danno la notizia alle due figlie maggiori...


[...] Quel pomeriggio ci sedemmo e io iniziai con un banalissimo: «Ragazze, dobbiamo dirvi una cosa importante».
La schiena di Marta si fece dritta e l'occhio di Francesca attento. Prima che prendesse la parola Daniela, un sorriso sul volto di entrambe rivelò che la «cosa importante» non sarebbe stata poi una sorpresa tanto inaspettata. Ma una cosa è intuirlo e tutt'altra cosa è sentirlo annunciare. Le ragazze cercarono di contenersi, ognuna a modo suo: Marta sistemandosi il ciuffo e Francesca grattandosi nervosamente la fronte.
«Sta arrivando una sorellina».
L'annuncio di Daniela arrivò con una dolcezza che solo le mamme riescono a raggiungere. Gli occhi delle nostre figlie si gonfiarono di gioia. Io gridai un goffo ma sincero: «Evviva!»
Ci abbracciammo tutti e Francesca iniziò: «Lo sapevo, lo sapevo. Non mangiavi più prosciutto crudo!» disse, puntando il dito verso sua madre come si indica il colpevole.
«Ma dai, mamma... e la birra? E poi quella pancia non è da panini... mica sei papà», incalzò Marta asciugandosi i lacrimoni che le scendevano sulle guance.
«C'è un'altra cosa importante che dobbiamo dirvi».
Non mi accorsi che il mio viso si era fatto serio. Francesca lo notò e sedendosi con le sopracciglia aggrottate borbottò: «Ragazzi, niente scherzi. Questa volta no, vi prego».
«Ma no», ammortizzai io, «va tutto bene, ma...»
Mai un «ma» fu più pesante di quello. «La piccola ha la sindrome di Down». Ecco, l'ho detto, pensai.
«Ma quindi è come Sara?« esclamò Marta, quasi sollevata, pensando alla nostra giovane amica.
«Ma sì! Come Sara... e quindi qual è il problema?» urlò Francesca alzandosi, felice di avere scongiurato qualche altro rischio che potesse privarla della tanto desiderata sorellina. [...]
La creatura che stava arrivando in realtà era sana, aveva «solo» un cromosoma in più, e in quell'annuncio Marta e Francesca ci avevano dato una lezione che non scorderò mai. Mentre noi combattevamo per mandare sullo sfondo l'invadenza della sindrome e incontrare nei nostri pensieri la piccola, loro ci avevano preceduto per altre vie. Per Marta e Francesca, anche senza un nome, la bimba che cresceva dentro a Daniela era già una persona.
In quella lunga scalata eravamo ancora all'inizio, ma avevamo appena raggiunto un bivacco dove potevamo rinfrancarci e tirare il fiato. Il temporale, le stanchezze e le salite affrontate a valle erano dietro le spalle. C'era ancora tanta, tantissima strada da fare prima di incontrare la piccola, ma ora eravamo tutti insieme a camminare. Quel pomeriggio ero davvero felice. [...]

11 luglio 2018

Perché questo titolo?

Perché il romanzo ha questo titolo? Il velo dorato da dove salta fuori? 
Un breve stralcio tratto dalle prime pagine rivela già qualcosa. Quel velo è un oggetto fortemente simbolico, che accompagna tutto il romanzo fin dagli albori della storia dei due protagonisti. Poi cambia uso e funzione, come cambiano loro, fino al finale in cui il velo assumerà la sua funzione suprema, forse quella per cui era destinato da sempre.
[…] La scuola mi piaceva. Ogni tanto però mi capitava di bisticciare, specialmente con alcuni. Allora quando tornavo al centro mi sentivo tristissimo. Mamma allora mi diceva: “Vieni sotto il velo Tom”. Il velo è grande e dorato. Io e mamma ci sedevamo per terra in un angolo, e poi lei stendeva il velo sopra le nostre teste, coprendoci tutti e due. Lì sotto era come stare in una capanna. Io ero piccolo, e pensavo che quando eravamo lì sotto nessuno potesse vederci o sentirci. Così raccontavo tutto a mamma e lei mi consolava.
Quei momenti sotto il velo erano ogni volta un balsamo per le ferite di entrambi. Davvero madre e figlio avevano la sensazione di isolarsi da tutto, e gustavano la reciproca presenza. Quello era il luogo della loro consolazione, della loro complicità. La luce passando attraverso il velo diventava dorata; anche quando la giornata era grigia, lì sotto pareva di essere dentro a un tramonto imperdibile. […]
[da: Laura Blandino, Il velo dorato, Piccola casa Editrice, 2018]

02 luglio 2018

Fondata sulla pietra

Non è uno storico puro, Louis De Wohl; è piuttosto un grande narratore, che conosce molto bene le diverse epoche in cui ambienta i suoi imperdibili romanzi. Ma in Fondata sulla pietra si allontana temporaneamente dalla narrativa, e si cimenta con la storia pura: ripercorre le vicende della Chiesa dal suo nascere ai giorni nostri, offrendoci un testo rigoroso e semplicissimo al tempo stesso.
In ogni caso, l'estro del narratore emerge anche in questo libro, che in certe pagine ci regala aneddoti avvincenti come frammenti di un romanzo.
Leggete per esempio la storia di Bonifacio, che converte al cattolicesimo l'intera Germania con la creatività di un genio e l'energia di un boscaiolo...


L'uomo d'azione si chiamava Winfrid. La sua prima spedizione missionaria, nelle isole Frisone, incontrò forti ostilità ma, invece di rassegnarsi, Winfrid si spinse oltre, penetrando i territori selvaggi e inesplorati della Germania. Papa Gregorio II lo fece vescovo, cambiandone il nome in Bonifacio, "l'apostolo della Germania". Sant'Agostino aveva sconfitto l'antico Olimpo romano e greco con un libro, la Città di Dio. Bonifacio sferrò il colpo mortale alle altrettanto numerose divinità germaniche con sistemi più confacenti alle popolazioni locali. Sfidò il loro dio più temuto, Donar (Thor: in inglese - Thursday - e in tedesco - Donnerstag - il giovedì porta ancora il suo nome), dio del tuono (anche questa parola deriva da Thor), in singolar tenzone.
Il grande duello si svolse in pubblico, davanti a un'assemblea di migliaia di pagani. Nella foresta c'era una quercia secolare sacra al dio, e Bonifacio cominciò a intaccarla con un'ascia. I Germani si aspettavano che da un momento all'altro Thor si sarebbe vendicato del sacrilegio, incenerendo il monaco con la sua folgore. Ma Bonifacio - che doveva essere dotato di una forza erculea - continuò a sferrare i suoi colpi d'ascia, finché la più grande quercia della Germania si abbatté  al suolo, insieme alla reputazione di Thor, Odino, Frigg, Freya e di tutte le divinità della mitologia norrena.
Seguirono migliaia di conversioni e, sotto la guida di Bonifacio, quelle grandi cellule di vita cristiana, i monasteri, presero a sorgere ovunque...

26 giugno 2018

Se il piacere di leggere è andato perduto...


È ancora Daniel Pennac, nel suo Come un romanzo, a farci riflettere sul piacere di leggere...



«A ogni lettura presiede, per quanto inibito, il piacere di leggere; e per la sua stessa natura - questa gioia da alchimista - il piacere di leggere non ha nulla da temere dall'immagine, anche televisiva, e anche sotto forma di massicce dosi quotidiane.
Se però il piacere di leggere è andato perduto (se, come diciamo: mio figlio, mia figlia, i giovani non amano leggere) non si è perduto molto lontano.
Appena smarrito.
Facile da ritrovare.

Ma bisogna sapere lungo quali sentieri cercarlo, e, per fare questo, avere presenti alcune verità senza rapporto con gli effetti della modernità sui giovani. Alcune verità che riguardano solo noi... Noi che affermiamo di "amare leggere", e che sosteniamo di voler far condividere questo amore».