28 novembre 2016

Presepio in locale 20


Il panettone non bastò è una raccolta di racconti, articoli, fiabe e poesie che Dino Buzzati dedicò al Natale, e pubblicò lungo tutto il corso della sua carriera su diverse testate giornalistiche.
Il racconto che in assoluto ho amato di più descrive un Natale di guerra, vissuto a bordo di un incrociatore. Un piccolo presepe quasi segreto, un po’ “ingenuo e patetico”, regala ai marinai qualche emozione luminosa e calda, pur nella durezza della guerra e nella sobrietà dello stile militare.

Da bordo di un incrociatore
Due marinai si consultarono a bassa voce tra loro, poi uno si avvicinò a me e disse, in tono alquanto misterioso: «Per favore, potreste venire un momento in locale 20 a vedere?». «Che cosa?» domandai. Lui sorrise e gli scintillarono gli occhi come se stesse per darmi una grande e quasi incredibile notizia: «Sapete? Abbiamo fatto un presepio». […]

Il Natale è passato così, semplicemente, con serenità, in sobrio stile militare. L’aria che si respirava risultava un po’ diversa dal solito anche dentro la nave. Tutti si sentivano per qualche ignota ragione più buoni verso i propri simili e più propensi a compatirne i difetti. A poppa, in coperta, al mattino, c’è stata la messa che ha toccato i cuori, chissà perché, assai più che tutte le rimanenti messe dell’anno. (L’altare era sovrastato solennemente dai due cannoni della torre 4, una grande bandiera tricolore faceva da sfondo, mentre l’Ave Maria di Shubert si alzava in soave mestizia sotto il cielo caliginoso). Poi il comandante ha parlato ai suoi uomini nel tono che si conviene a un Natale di guerra su di un bastimento armato; e bisognava vedere le facce dei marinai schierati come si facevano chiuse ed intente, alle sue cristiane parole, affinché la commozione non trasparisse di fuori. Si sussurra poi che la sera della vigilia, per straordinario permesso, un gruppetto si sia riunito intorno a un panettone, addirittura in camera ordini, nella gelosa cavità d’onde si diparte il sistema nervoso della nave: che ivi si siano udite molte canzoni miste a fanciullesche risa e che i telegrafi di macchina, le bussole giroscopiche, i cento e cento ordigni, quadri, volanti, strumenti, da cui potrà dipendere la vita o la morte nei momenti più gravi di una battaglia, abbiano stupito per un a solo di chitarra, assolutamente nuovo per loro. C’è stato sì il Natale. Eppure su questa frontiera della guerra marina non ci si è dati a lui con il felice abbandono dei soliti anni. Quel minuscolo presepio quasi nascosto in un angolo del locale 20 esprimeva molto bene tale ritegno. I soldati si inginocchiavano reverenti all'udire che il Figliuolo di Dio era nato in terra, ma senza lasciare le armi. […]

Così è trascorso il Natale, senza groppi in gola, gli occhi fissi sul mare. Le sentinelle stavano immobili ai loro posti. […]


26 novembre 2016

Con "Tempo di cose nuove" verso il Natale /01


Oggi, prima domenica di Avvento, desidero offrirvi un brano davvero "di stagione". Leggete questa pagina: non vedete le candele rosse? Non sentite il profumo della resina? Non udite il silenzio della prima nevicata?

Quest’anno Tempo di cose nuove ci accompagnerà verso il Natale…

 

 

 

… iniziò l’Avvento, e proprio quella domenica scese sulla Val Favero la prima nevicata dell’anno: per tutta la mattinata piccoli fiocchi leggeri turbinarono in un vento freddo che già odorava d’inverno, posandosi sulla Contea e sulla città. In poche ore però scomparvero, e nel primo pomeriggio non rimaneva ormai più traccia della nevicata, se non nella fredda umidità dell’aria e nel fango sui sentieri.

Quello stesso pomeriggio, a casa Guerra, le ragazze aiutarono Marta nella preparazione degli addobbi natalizi. Il grande tavolo della cucina era ingombro di nastri, candele, pigne, barattoli di vernice dorata, rami di pino, cartoncini colorati. Nell’aria si diffuse un profumo particolare, di cera e di resina.

Furono ore serene, anche se Cecilia si dimostrava sempre un po’ scorbutica quando Paola si ritrovava in un modo o nell’altro al centro dell’attenzione: con ogni evidenza, non aveva ancora superato del tutto la sua gelosia nei confronti della forestiera che rischiava di rubarle la zia.

Marta insegnò alle ragazze come allestire l’Adventskranz: aveva imparato quest’usanza quando viveva in Germania, e da allora ogni Avvento della sua vita aveva avuto la propria corona. Innanzi tutto formò una ricca ghirlanda con i rami di pino che Cecilia aveva raccolto nella mattinata al Bosco del Tasso; poi prese quattro candele rosse, e le infilò equidistanti l’una dall’altra, tutt’intorno fra i rami verdissimi.

Aggiunse una decorazione di nastro rosso, e il risultato fu bellissimo…

 

[Tratto da: “Tempo di cose nuove” di Laura Blandino]