29 dicembre 2015

Il 2015 de "La camera bella"



Quanti passi ha compiuto La camera bella nel 2015! Quanti incontri con persone fantastiche, quante occasioni per condividere cose belle e vere!
 


Grazie di cuore a quanti hanno reso possibile questo cammino!

 

 

19 dicembre 2015

Perché è nato questo blog?


Il web non ne sentiva affatto il bisogno. Ci sono già tante parole in rete, tante immagini, tanti stimoli! Eppure, da alcune settimane “La lettura è un’avventura!” offre briciole di narrativa (e non solo) a chi passa da queste parti.

Il blog nasce da una sovrabbondanza di doni ricevuti: che fortuna saper leggere, e avere da sempre l’opportunità di farlo con grande gusto!

Di tanto in tanto il blog propone brevi stralci ritagliati da romanzi e racconti talvolta celebri, più spesso poco noti; pagine che appartengono alle epoche, ai generi e agli autori più diversi. Il visitatore può così soffermarsi qualche istante, e approfittarne liberamente. Una sorta di degustazione gratuita, insomma!

E fra una pagina e l’altra, immagini semplici che raccontano pensieri. Pensieri sulla lettura, ovviamente: che è un’avventura stupenda, capace di aprire la mente e mettere in moto il cuore.

Buona lettura a tutti i visitatori!
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18 dicembre 2015

L'indomani era Natale...


C’è una novella che sembra un racconto di Natale, ma in realtà descrive una delicatissima storia d’amore. È Il dono dei Magi, tratto dalla raccolta Memorie di un cane giallo dello scrittore statunitense O. Henry.

Io ve ne propongo uno stralcio; ma se volete sorridere e commuovervi, trascorrendo un’ora lieve e bella, andatevi a leggere la versione integrale del racconto.

 

[…]  L’indomani era Natale, e lei aveva soltanto un dollaro e ottantasette cents  per fare un regalo a Jim. Per mesi aveva risparmiato un  cent dopo l’altro: e quello era il risultato. Con venti dollari la settimana non si fa gran che. Le spese erano state maggiori del previsto. Succede sempre così. Solo un dollaro e ottantasette per comprare un regalo a Jim. Al suo Jim. Molte ore felici ella aveva trascorso a pensare qualcosa di carino per lui. Qualcosa di bello e raro e autentico, qualcosa che non fosse troppo indegno dell’onore di appartenere a  Jim.

Tra le due finestre della stanza stava uno specchio stretto e alto. […] Con una piroetta improvvisa si scostò dalla finestra e ristette di fronte allo specchio. Gli occhi le splendevano intensamente, ma in venti secondi il suo volto perse ogni colore. Rapidamente si sciolse la chioma e la lasciò cadere per tutta la sua lunghezza.

Ora, di due possessi i Dillingham erano profondamente orgogliosi. Uno era l’orologio d’oro di  Jim, che era stato di suo padre e del padre di suo padre. L’altro era la chioma di Della. […]

Così ora cadde la bella chioma di Della, ondeggiante e splendente come una cascata di acque scure. Le arrivò fin sotto il ginocchio, la avvolse quasi come un vestito. Poi Della la riavvolse, con gesti rapidi e nervosi. Parve esitare un istante, e rimase immobile, mentre una o due lacrime cadevano sul rosso tappeto frusto.

Indossò la vecchia giacca marrone. Si mise in capo il vecchio capello marrone. Con un frullo di gonne, gli occhi ancora luccicanti, scivolò fuori della porta, scese le scale e raggiunse la strada.

Si fermò davanti ad una insegna: «M.me Sofronie. Parrucche di ogni tipo».Della salì di corsa una rampa di scale, e si fermò ansimante. […]«Volete comprare i miei capelli?» domandò Della.«Io compro capelli» disse Madame. «Fate un po’ vedere».Si disciolse la bruna cascata.«Venti dollari» disse Madame, reggendo la massa con mano esperta.«Datemeli subito» disse Della.

Oh, le due ore seguenti volarono su ali di rosa. Perdonate la trita metafora. Della andava setacciando un magazzino dopo l’altro, in cerca di un regalo per Jim.Lo trovò alla fine. Certamente era stato fatto per Jim e per nessun altro. Niente di simile aveva trovato in tutti gli altri negozi, e li aveva passati da cima in fondo. Era una catenella per orologio, da taschino, in platino, di casto e semplice disegno, che opportunamente manifestava il proprio valore per virtù della sola sostanza, senza far ricorso a indecorosi orpelli: come debbono tutte le buone cose. Era perfino degno dell’orologio. Non appena l’ebbe vista, ella seppe che spettava a Jim. Era come lui. Pregio e semplicità, la definizione valeva per entrambi.

[…]

15 dicembre 2015

Uno strumento ottico


Leggere aiuta non solo a viaggiare col pensiero e ad aprire nuovi orizzonti, ma anche a comprendere meglio se stessi.

Marcel Proust, che di libri se ne intendeva assai, affermava:

«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».
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13 dicembre 2015

La favola di Natale nel lager di Sandbostel


Tutta da gustare, a maggior ragione in queste serate di profondo dicembre, è La Favola di Natale che Giovannino Guareschi scrisse nell’inverno 1944, durante il periodo di prigionia.

Fu raccontata per la prima volta la sera della Vigilia di quel Natale, nella sua baracca nel lager di Sandbostel, accompagnata dalla musica composta da un altro compagno recluso.

Non a caso l’autore nella premessa della favola indicò come muse ispiratrici “Freddo, Fame e Nostalgia”.


La trama è nota: il piccolo Albertino (figlio dell'autore), la nonnina, e il suo cagnolino Flick compiono un incredibile viaggio verso il campo di concentramento in cui si trova il padre. Attraversano luoghi misteriosi e incontrano tante stranissime creature. La favola si conclude con un povero e magico pranzo di Natale, nel bosco accanto al lager.

Vi offro - accompagnato da un’illustrazione dello stesso Guareschi - qualche stralcio della parte finale, quando l’incontro col papà è finalmente avvenuto, e si avvicina il momento dell’addio.


 

Mezzanotte...«È nato!» gridò un'allodola di vedetta su una nuvola.«Notizia confermata!» disse il Vento. «C'è anche il commento! Udite!»E portò un dolcissimo canto che veniva da lontane contrade.La solitaria capanna è tutta risplendente ora, e sulla paglia vagisce il Bambinello, e lo scaldano, col loro fiato, il bue e l'asinello.
Anche nel castello d'acciaio annidato nell'ombra del Nord, un bambino è nato e piange, nella sua culla corazzata. Ma lo scaldano col loro fiato micidiale un lanciafiamme e lo scappamento del carro armato. Ma la sua voce è aspra e le sue mani hanno già piccoli artigli perché è il Dio della Guerra e nessuno viene a portargli doni.
Mentre invece, alla capanna del Dio della Pace, giungono pastori e pastorelle recando agnelli e anfore colme di latte. Latte scremato: perché le pecorelle sono state tosate e la panna l'hanno adoperata per fare alle pastorelle un mantello di lanital. E i pastori se ne dolgono, ma san Giuseppe sorride: «Non importa: la colpa non è vostra, la colpa è della guerra».[…]
Fa freddo.Gli alberi hanno riallargato il loro cerchio e il Vento soffia gelido.Croci nere sono sparse nel bosco e attorno a ogni croce si aggirano mute ombre. E le croci sono tante, e le ombre sono infinite.«Chi sono, papà?»«Sono gli spiriti dei vivi che vengono a cercare i loro morti. Guardano tutte le croci che la guerra ha sparso nel mondo, leggono i nomi incisi sulle croci. E quando una mamma ritrova la tomba del suo figliolo, si siede sotto la croce e parla con lui di tempi felici che non torneranno mai più».Il Vento, intanto, riporta la canzone che è stata fino ai campi di prigionia e ritorna alle case, e la canzone che è stata alle case e ritorna ai campi di prigionia.«Buon Natale, mamma, buon Natale, Albertino», dice il babbo. «Ora ritornate a casa: la vostra canzone vi riaccompagnerà».«E tu non vieni, papà?»«Domani, Albertino...»«Domani o morgen?» chiede la nonnina.«Dorgen, mamma».«Papà, perché non mi prendi con te?»«Neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù. Promettimi che non verrai mai».«Te lo prometto, papà».
Se ne sono andati assieme alle loro canzoni e il bosco è muto e deserto.Nevica e una nuova soffice coltre si stende sull'altra indurita dal vento.Il cerchio verde attorno al fuoco è ridiventato bianco. Scompare la traccia dei sentieri.

[…]

11 dicembre 2015

Una fiamma inestinguibile

Proprio in questi giorni sto leggendo il romanzo storico Una fiamma inestinguibile. L'avventurosa vita di Sant'Agostino, dello scrittore Louis de Wohl.
Ve ne offro un breve passo; buona lettura!


[…] Se n’era andata in lacrime. Una donna esile e angosciata, una creatura minuta e smorta, che incolpava Agostino del cambiamento del figlio, e implorava l’aiuto di sua madre.Il mio aiuto, pensò Monica. Ma come posso aiutare suo figlio, se non riesco nemmeno ad aiutare il mio? Oh, Signore mio Dio, tu l’hai affidato alla mia tutela, e io non sono stata all’altezza. Di colpo cadde a sedere. Le sfuggì un altro gemito, come se il suo cuore si stesse spezzando. Aveva capito perché non aveva saputo aiutarlo. Era perché temeva di perderlo. Si era ridotta da sola all’impotenza per il desiderio di tenerlo con sé, di continuare a vederlo, anche se poco e male. Il suo viscerale amore materno le aveva fatto dimenticare che il figlio non apparteneva a lei, ma a Dio. […]

10 dicembre 2015

Abitati da libri e da amici


Daniel Pennac, in Come un romanzo, sottolinea la connessione tra i libri più belli e le persone a noi più care.

Con lucida profondità afferma:
«…Quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici…»
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08 dicembre 2015

Il grande e assurdo regalo di me stesso


Proseguono le “spigolature” prenatalizie. Questa volta mi piacerebbe offrirvi una pagina tratta da uno scritto di Gilbert Keith Chesterton.

Il protagonista? Babbo Natale, naturalmente!

  

Quello che mi è successo è l'opposto di quello che sembra essere l'esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa.

È successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono - lungi da me! E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano 'Santa Claus' era benevolmente disposto verso di me... Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente.

E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l'idea.
Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza.
Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all'origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l'ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà.

05 dicembre 2015

Il presepe di don Camillo

Il Natale si avvicina; per questo desidero regalarvi una pagina - intensa e commovente - scaturita dalla penna di Giovannino Guareschi, il “papà” di Peppone e don Camillo. È tratta dal racconto “Paura”.

Ho dovuto operare qualche taglio, che inevitabilmente ha mutilato la narrazione; se permettete un suggerimento, andate a leggere la versione integrale, nella raccolta di Mondo piccolo.

Considerate questo post come un semplice, piccolo assaggio.

...Si era oramai sotto Natale e bisognava tirar fuori d'urgenza dalla cassetta le statuette del Presepe , ripulirle, ritoccarle col colore, riparare le ammaccature.

Ed era già tardi, ma don Camillo stava ancora lavorando in canonica. Sentì bussare alla finestra e, poco dopo, andò ad aprire perché si trattava di Peppone. Peppone si sedette mentre don Camillo riprendeva le sue faccende, e tutt'e due tacquero per un bel po'. [...]

Don Camillo continuò a ritoccare la barba di San Giuseppe. Poi passò a ritoccargli la veste.
«Ne avete ancora per molto tempo?» si informò Peppone con ira.
«Se mi dai una mano, in poco si finisce.»

Peppone era meccanico e aveva mani grandi come badili e dita enormi che facevano fatica a piegarsi. Però, quando uno aveva un cronometro da accomodare, bisognava che andasse da Peppone. Perché è così, e sono proprio gli omoni grossi che son fatti per le cose piccolissime. Filettava la carrozzeria delle macchine e i raggi delle ruote dei barocci come uno del mestiere.
«Figuratevi! Adesso mi mette a pitturare i santi! » borbottò. «Non mi avrete mica preso per il sagrestano!»

Don Camillo pescò in fondo alla cassetta e tirò su un affarino rosa, grosso quanto un passerotto, ed era proprio il Bambinello. Peppone si trovò in mano la statuetta. Senza sapere come, e allora prese un pennellino e cominciò a lavorare di fino. Lui di qua e don Camillo di là della tavola, senza potersi vedere in faccia perché c'era fra loro, il barbaglio della lucerna.

«È un mondo porco» disse Peppone. «Non ci si può fidare di nessuno, se uno vuol dire qualcosa. Non mi fido neppure di me stesso.» Don Camillo era assorbitissimo dal suo lavoro: c'era da rifare tutto il viso della Madonna. Roba fine.
«E di me ti fidi?» chiese don Camillo con indifferenza.
«Non lo so.»
«Prova a dirmi qualcosa, così vedi.»

Peppone finì gli occhi del Bambinello: la cosa più difficile. Poi rinfrescò il rosso delle piccole labbra. «Vorrei piantare lì tutto» disse Peppone. «Ma non si può.» «Chi te lo impedisce?» «Impedirmelo? Io piglio una stanga di ferro e faccio fuori un reggimento.» «Hai paura?» «Mai avuto paura al mondo!» «Io sì, Peppone. Qualche volta ho paura.» Peppone intinse il pennello. «Be', qualche volta anch'io» disse Peppone.
E appena si sentì. Don Camillo sospirò anche lui. [...]

Oramai il Bambinello era finito e, fresco di colore e così rosa e chiaro, pareva che brillasse in mezzo alla enorme mano scura di Peppone. Peppone lo guardò e gli parve di sentir sulla palma il tepore di quel piccolo corpo. E dimenticò la galera. Depose con delicatezza il Bambinello rosa sulla tavola e don Camillo gli mise vicino la Madonna.  […]

Il fiume scorreva placido e lento, lì a due passi, sotto l'argine, ed era anch'esso una poesia: una poesia cominciata quando era cominciato il mondo e che ancora continuava. E per arrotondare e levigare il più piccolo dei miliardi di sassi in fondo al l'acqua, c'eran voluti mille anni. E soltanto fra venti generazioni l'acqua avrà levigato un nuovo sassetto. E fra mille anni la gente correrà a seimila chilometri l'ora su macchine a razzo superatomico e per far cosa? Per arrivare in fondo all'anno e rimanere a bocca aperta davanti allo stesso Bambinello di gesso che, una di queste sere, il compagno Peppone ha ripitturato col pennellino.




04 dicembre 2015

In terre lontane


Sarà capitato anche a voi, da ragazzini (e forse anche da grandi): accoccolarvi in un angolo, aprire un libro, iniziare a leggere, e… partire per un meraviglioso “viaggio del pensiero”!

È incredibile quanta strada si riesca a percorrere immergendosi nella lettura; quante avventure si possano vivere, quante esperienze ci si ritrovi a fare.

Come diceva Emily Dickinson: «Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane...»
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02 dicembre 2015

Qualcosa di veramente magico


J.K. Rowling, la scrittrice che ha dato vita alla saga di Harry Potter, usa affermare:

«Non credo nel tipo di magia di cui parlano i miei libri. Ma credo che accada qualcosa di veramente magico quando leggi un buon libro...»

Come darle torto?
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