30 marzo 2024

Risurrezione

A pochi passi dalla vetta del monte Križevac, Domitilla si imbatte in qualcosa di nuovo. 
E se la Risurrezione di Gesù fosse non solo un lontano concetto devozionale, ma qualcosa di molto più vivo, concreto, interessante?
Con una pagina tratta dal decimo capitolo del romanzo, auguro di cuore a tutti i lettori una
Buona Pasqua 
💙

Erano ormai vicini alla vetta del Križevac. Le quattordici stazioni della Via Crucis erano terminate, ma un’ulteriore formella li attendeva: quella che raffigurava la resurrezione. Gesù si librava sfolgorante sopra il sepolcro vuoto, con i capelli che parevano mossi dal vento. Ai suoi piedi era raffigurato un campionario di varia umanità: uno che dormiva, indifferente; uno che si copriva gli occhi, come per non vedere; uno che levava le braccia verso il Risorto. E poi c’era la Madonna, con le mani giunte e il volto sereno, lo sguardo fisso sul Figlio.
- Sei risorto, Gesù – disse il sacerdote, con la voce rotta per l’emozione – Sei risorto come avevi promesso. Hai sconfitto la morte, hai smascherato il Male. Signore, disperdi con la Tua luce ogni tenebra in noi e nelle nostre famiglie, nel mondo e nella Chiesa. Gesù, vivo e glorioso, facci crescere nella comunione di vita con Te!
Andrea imbracciò la chitarra e iniziò ad arpeggiare. Intonò un canto pieno di gioia:
Tu, Signore amante della vita
Mi hai creato per l'eternità
La vita mia tu dal sepolcro strapperai
Con questo mio corpo Ti vedrò.
Domitilla sentì la pelle delle braccia che si accapponava. Proprio lei, Tilly Tornabuoni, era stata creata per l’eternità. E anche nonna Flo, e i suoi genitori, e Pat, e… Creati per l’eternità! Non capiva ancora bene la portata di tutto questo, ma ne intuiva il senso: al di là del dolore e della fatica, al di là della banalità quotidiana, addirittura al di là della malattia e della morte, i loro giorni erano impastati d’infinito.
Fa che possa dire: "Cristo vive anche in me"
E quel giorno io risorgerò.
Okay Signore, pensò Domitilla, adesso ho capito che cosa voglio: risorgere anch’io. 



24 marzo 2024

Lucietta. Organista di Vivaldi

«Vi dico che questa Lucietta è la più brava organista del mondo. Io son rimasto a bocca aperta: corre sulla tastiera che pare una furia, senza mai fallare; ha cantato quell’aria accompagnandosi da sé, che eravamo tutti colle lagrime agli occhi».
Antonio Vivaldi

Federico Maria Sardelli, musicista e scrittore, prolifico esperto di Vivaldi, ci offre in "Lucietta" un'opera originale e godibilissima: una sorta di "saggio narrativo" che ricostruisce con garbo - e con tutta la precisione storica concessa dalle fonti disponibili - due vite parallele.

Siamo nella Venezia di fine '600. Una neonata viene abbandonata nella "scafetta" dell'Ospedale della Pietà. L'anno successivo vede la luce Antonio Vivaldi, destinato a passare alla storia come geniale compositore e violinista. 

Lucietta trascorrerà nell'istituto - accolta e reclusa al tempo stesso - l'intera sua vita. Unico vero conforto sarà l'amore per la musica: un talento straordinario consentirà a Lucietta di raggiungere vette altissime di virtuosismo musicale fra le "Figlie di Choro", e farà di lei l'organista prediletta del grande Vivaldi. 

Il libro alterna pagine di attenta documentazione archivistica e capitoli di prudente ricostruzione fantastica, generando una storia bella, credibile, profondamente drammatica.



07 marzo 2024

Roselline

Erano cinque - ciascuno corrispondente a una diversa classe delle elementari - gli album da disegno di "Roselline". Ritrovarli su una mensola mi ha sbloccato un fiume di ricordi. Credo che la mia passione per il disegno sia nata su quelle pagine, mezzo secolo fa; e anche se non ho mai imparato a disegnare sul serio, tuttora subisco il fascino di quest'arte figurativa.

Il primo album era interamente quadrettato, così per il bimbo alle prime armi era facile copiare i disegni seguendo la griglia. Dal secondo in poi, le pagine senza quadrettatura diventavano via via più rare, fino a scomparire del tutto nel quinto.
Anche le immagini - frutto del talento dell'autrice Rosella Banzi - erano proposte con complessità crescente, ma sempre con uno stile fresco, lieve, delicato: personaggi e cornicette, edifici, oggetti di uso quotidiano, fiori e animali, paesaggi, piccole storie illustrate...

Permettetemi di offrirvene - non senza una certa emozione - un piccolo assaggio.

















  

 

 














28 febbraio 2024

«Quanti libri! Non posso credere alla mia fortuna!»

Delizioso, e azzeccatissimo, questo fumetto che circola in rete. È ambientato in un tetro maniero, dove:
«Ora che sei mia sposa, non lascerai mai questo castello!» sentenzia lui, spietato.
«WOW! La tua biblioteca è fantastica!» replica lei, estasiata.
«Al di fuori del castello c’è un alto muro senza uscita, e al di là c’è una profonda foresta oscura, senza sentiero», prosegue lui.
«Immagino che la biblioteca sia anche mia, adesso che siamo sposati» dice lei, per nulla impressionata.
«La foresta brulica di lupi famelici, uccelli malvagi e spiriti di viaggiatori morti da tempo», rincara lui. 
«Quanti libri! Non posso credere alla mia fortuna!» esclama lei, prelevando alcuni volumi dalla libreria.
«Quando il sole tramonta, io mi trasformo in una belva feroce e volo nella notte, colto da una terribile sete di sangue!» conclude lui, dispiegando ampie ali da pipistrello.
«Ok. Io rimarrò qui a leggere. Arrivederci al mattino».
😂


21 febbraio 2024

Bastarde di Francia

Parigi, 1631.
Mi aspettavo un vero e proprio romanzo storico, ma “Bastarde di Francia – L’angelo e la vergine” si è rivelato, capitolo dopo capitolo, qualcosa di un po’ diverso: una sorta di feuilleton, tra intrighi di corte e amori impossibili. Non esattamente il genere che prediligo, insomma. Nello stesso tempo, devo riconoscere che ne ho apprezzato alcuni aspetti.

Le due autrici Alessandra Giovanile e Virna Mejetta hanno saputo rendere con efficacia luoghi e ambienti dell’epoca, forse anche grazie alla loro formazione in architettura. Che cosa mi ha più incuriosita? Una significativa parte della vicenda si svolge nella mia Torino.

Intendiamoci: è una Torino molto diversa da quella cui siamo abituati a pensare quando ripercorriamo i secoli gloriosi di Casa Savoia.
Siamo nel 1631, all’indomani di un’epidemia di peste che ha decimato la popolazione. La città si estende su un’area piuttosto limitata, cinta da mura e protetta da bastioni.

[...] La città, come la chiamava lui, era un paesotto immerso in una quiete irreale. Oltre il traffico vivace in prossimità della porta, la gente per le strade era poca e il silenzio artificioso. Forse faceva troppo freddo. 
La vettura percorse una strada dritta, affiancata da edifici in costruzione, poi ne costeggiò una più stretta, senza cambiare direzione. Sulla destra si ergeva il blocco di una fortezza che ricordava vagamente la Bastiglia.
Ci infilammo in un passaggio stretto, superando altri edifici non finiti e quella che Roero mi disse essere la cattedrale, dal profilo tipicamente italiano. [...]

Quello che poi diventerà Palazzo Reale non esiste ancora, lo si sta appena progettando. I duchi risiedono a Palazzo San Giovanni, che verrà demolito due secoli dopo; sorge poco distante, accanto al Duomo.

[…] C’era un giardino dietro il palazzo San Giovanni, proprio a ridosso del bastione della Madonna degli Angeli. Era bastione solo di nome: somigliava più a un casino di caccia, fatto per il riposo, le chiacchiere e le schermaglie amorose. Quella sera con Elisabetta eravamo quasi giunte al padiglione: io mi ero seduta mentre lei si era affacciata sulla campagna […]

Quello che un giorno diventerà Palazzo Madama (con la sontuosa facciata che Juvarra progetterà nel ‘700), ha ancora la denominazione originaria di Castello degli Acaja, e sembra una specie di fortezza, con quattro torri angolari.

[…] Attraversai la piazza sotto una pioggerellina fine per raggiungere il castello degli Acaja.
Le mura scure ricordavano più quelle di un luogo di tortura che quelle di un luogo di potere. Era stato porta della città romana e poi prigione. Aveva ospitato gli antenati di Vittorio e infine Cristina ne aveva preso un possesso così risoluto che ormai tutti in città lo designavano come sua sede alternativa: il Palazzo della Madama.
Il valletto mi condusse attraverso una teoria di stanze, fino a giungere agli appartamenti in prossimità della torre sud-orientale. Erano arredati con buon gusto, ma con un tocco antiquato da XVI secolo. Le pareti erano coperte da arazzi, più che da tappezzerie, e il lusso era ostentato, anche se gli si poteva riconoscere una certa eleganza. […]

Altre zone iconiche della città - come piazza San Carlo, la chiesa del Monte dei Cappuccini, la futura via Po – sono ancora in fase di progettazione.
Subito oltre il fiume, la collina è punteggiata di ville nobiliari – chiamate “vigne” – ciascuna circondata da terreni coltivabili. 

Il Castello del Valentino esiste già: è una sorta di “residenza fluviale”, che la duchessa ha scelto come proprio luogo di elezione, teatro di feste ed eventi. 
Per attraversare il Po, privo di ponti in pietra, si utilizzano le barche.

[…] Scendemmo la scalinata verso la riva con cautela: ogni gradino avrebbe dovuto avere un lumino, ma molti stoppini si erano spenti per l’umidità. Solo giunti al fondo di quell’oscurità alzai lo sguardo e rimasi stupefatta.
Avevo visto la residenza di campagna di Cristina da lontano: il grigio-azzurro dei tetti e più spesso solo il loro profilo appuntito e scuro, stagliato contro il rosseggiare del tramonto.
Ora, da vicino e perfettamente in asse con esso, notavo un’imponenza di ottimo gusto, i vuoti e i pieni perfettamente bilanciati tra loro, con le vetrate illuminate che luccicavano come fossero d’oro.
Il Po era nero e mosso da onde e le barche facevano la spola tra gli approdi. Era stato creato un cordone di zattere, riempite di lumi che si riflettevano nell’acqua mobile e che permettevano, a chi non fosse oberato da un abito come il mio, di percorrerle una dopo l’altra per attraversare il fiume a piedi. […]

Fuori città, il Castello di Rivoli è per i Savoia un luogo particolarmente caro.

[…] Il profilo severo del castello apparve all’improvviso.
Percorsero il viale che si inerpicava sulla collina, tanto folto di vegetazione da non dare l’idea dell’ascesa. Infine giunsero all’edificio, per nulla addolcito dalle arcate fatte aggiungere negli anni più recenti.
Di giorno l’interno del castello di Rivoli non aveva nulla di tetro. Le grandi sale erano invase di luce; le volte dipinte erano più sontuose che a Palazzo Ducale. Attraverso alcune finestre arrivava il vivace cinguettio dagli alberi che circondavano la collina. […]

Sulla strada verso la Francia, lassù in alto, si staglia la mole antica della Sacra di San Michele.

[…] «Ora posso aprire bocca?» rispose lui sarcastico. Posò il pugnale sul tavolo. «Qui passa la strada di Francia: è ben segnata e non è mai stata abbandonata all’incuria e…» Un bicchiere. «Noi siamo qui. Prenderete la strada verso ovest e, dopo un’ora di cammino, alla vostra sinistra incomberà l’antica abbazia di San Michele della Chiusa.»
Giunti a ridosso del complesso, lo sbigottimento li aveva fatti arrestare. Una mole che sembrava tenuta insieme da una moltitudine di archi rampanti spiccava sulla cima del monte come se vi fosse infilzata. L’ascesa dalla piccola strada insieme alla bruna umida dell’alba rendeva la sorpresa ancora più viva. […]



17 febbraio 2024

La Confessione di Domitilla

La Quaresima è un tempo liturgico "forte", in cui è bello riscoprire il Sacramento della Riconciliazione come esperienza di verità, di liberazione e di gioia.
L'undicesimo capitolo de "Il Capodanno di Domitilla" racconta proprio il momento in cui la giovane protagonista segue il suo desiderio di felicità, e si lascia abbracciare dal perdono di Dio...

💜

Si sedettero in un banco un po’ defilato, e padre Nicodemo s’inginocchiò pregando in silenzio. Domitilla non osò disturbarlo, e rimase a guardare ora la nuca di lui, ora la statua lontana. Passarono parecchi, lunghissimi minuti.

- Adesso ti lascerò sola per un po’ – bisbigliò il sacerdote mettendosi a sedere accanto a lei.
- Va già via? – chiese Domitilla, delusa.
- No, mi assento solo per un breve tempo. Qui fuori ci sono molti confessionali, e io desidero incontrarmi con il perdono di Dio.
- Lei? – si meravigliò Domitilla, spalancando gli occhi per lo stupore. Padre Nicodemo rise:
- Credevi che i preti non si confessassero?
- Non ci ho mai pensato, non saprei…
- Adesso lo sai. Siamo in un luogo che trasuda Grazia di Dio, qualcuno ha definito Medjugorje “il confessionale del mondo”. Io sono un povero peccatore, ma non così stupido da non approfittarne.
- E io?
- Tu sei libera di fare ciò che vuoi. Tornare in hotel, se lo desideri. Oppure cercare anche tu un confessore in lingua italiana, qui fuori. Altrimenti, puoi rimanere dove sei e aspettarmi pregando. Sarei felice di ritrovarti qui al mio ritorno.
- Allora credo che rimarrò – bisbigliò Domitilla, con un piccolo sorriso – Si sta bene qui, c’è molta pace.
- Sai che cosa disse un giorno la Madonna? «Gesù desidera riempire i vostri cuori di pace e di gioia». Esattamente quello che sta succedendo a te. Ma aggiunse anche: «Non potete, figlioli, realizzare la pace se non siete in pace con Gesù. Perciò vi invito alla confessione affinché Gesù sia la vostra verità e pace».
- Che ansia però… - ammise Domitilla, in un impeto di sincerità che intenerì il sacerdote.
- Ti capisco, ma sai come continuava quel messaggio? «Figlioli, pregate per avere la forza di realizzare ciò che vi dico. Io sono con voi e vi amo» - padre Nicodemo si alzò, e le lasciò scivolare fra le mani un cartoncino: - Qui c’è una traccia per fare un piccolo esame di coscienza, se può esserti utile. Altrimenti, chiedi solo a te stessa: che cosa mi impedisce di lasciarmi amare da Gesù? Quali sono i veri ostacoli alla mia felicità?
Le fece una carezza sul pompon, e uscì silenziosamente.
«Io sono con voi e vi amo». Che bello, pensò Domitilla. Qualunque cosa succeda, qualunque cavolata si possa commettere, «Io sono con voi e vi amo».
Chiuse gli occhi e si abbandonò al flusso dei pensieri, sorprendentemente tranquilla.

Quella Confessione fu per Domitilla un’esperienza di gioia cristallina e vera. Padre Nicodemo seppe accompagnarla con dolcezza e fermezza in un piccolo viaggio all’interno del suo cuore confuso. E dopo l’assoluzione le lasciò un suggerimento capace di pacificare ogni tensione:
- Ricordati: Dio non ti vuole perfetta. Per lo meno, non ti vuole perfetta nell’accezione che intendi tu, o che intende tua madre. Dio ti vuole felice. Dio ti vuole Sua.
Che bello, pensò Domitilla. Non capisco ancora bene che cosa significhi, ma già mi piace. 
«Io sono con voi e vi amo».

[Tratto da: Laura Blandino - Il Capodanno di Domitilla - Edizioni Mimep-Docete, Cap. 11]




11 febbraio 2024

La scala dei libri

L'immagine è ormai famosa, perché da anni circola sui social, ma forse non tutti sanno che si tratta della scalinata d'accesso alla biblioteca dell''Università di Balamand in Libano. 
Nell'intenzione dei creatori, l'opera vuole essere un omaggio ai più grandi libri di tutti i tempi, nonché un simbolo del ruolo chiave che l'ateneo rappresenta nel Libano attuale. 
Questa Università è stata fondata nel distretto settentrionale di El-Koura nel 1988, subito dopo la guerra civile libanese, e sorge su una collina affacciata sul Mar Mediterraneo. 



05 febbraio 2024

31 gennaio 2024

La lettura nell'arte: Matisse

Henri Matisse, nel suo Femme et anémones, coglie non tanto l'atto della lettura, quanto il momento della riflessione tra una pagina e l'altra. La scena è ambientata a Nizza, in una stanza dell’Hotel de la Méditerranée dove Matisse soggiornò periodicamente per alcuni anni. L'insieme suggerisce un'atmosfera rilassata, placida, eppure non statica: perché la mente lavora, e lo sguardo - che sembra perso nel vuoto - in realtà si spinge più in là.

Il dipinto è conservato a Torino, presso la Pinacoteca Agnelli.

Altre opere della serie "La lettura nell'arte":
Henri Matisse, Femme et anémones
1920, olio su tela


28 gennaio 2024

Gente del Sud

«Apri, Palma, apri la porta» urlò battendo con violenza la mano sull'uscio di casa. Di lì a qualche attimo si spalancò e comparve il volto spaventato di sua moglie. 
Palma era bella, tre figli non avevano appannato la dolcezza del volto reso ancor più luminoso dall'ultima gravidanza quasi al termine. Occhi neri, e così i capelli, di solito raccolti a crocchia sulla nuca, che in quel momento cascavano in parte sulle spalle. Poggiava una mano sulla bocca spaventata e l'altra sul pancione prominente quasi a proteggerlo dal pericolo. 
«Oh Gesù, ch'è successo?» esclamò spaventata nel vedere il volto stravolto di suo marito. 
«Accarra tutto, fa' le valige e vattin' coi bambini a Balsignano da mio padre!» 
«E perché?» 
«È tornato il colera!» 
«Oh Maronna!» 
Le raccontò tutto in breve mentre girava per casa alla ricerca dei bambini tentando di non guardare il volto atterrito della moglie che lo seguiva dappresso. 
«E tu che fai? Rimani ca'?» 
«Sono un medico, devo restare.» 
«Senz'e te nu' me ne vaco.» 
«No, Palma, devi partire e subito, prima che l'epidemia si estenda!» 
Ma Palma era irremovibile. 
«Non viaggio co' tre bambini e uno che può nascere da un momento all'altro! Non parto senz'e te.» 
«Se non vuoi farlo per me, fallo per loro», disse indicandogli i suoi tre figli, «e fallo per quello che ancora deve nascere!» 


Inizia così la saga della famiglia Parlante, le cui vicende percorrono oltre un secolo di storia italiana, sul palcoscenico dell’amata – e durissima - terra di Puglia. 
In “Gente del SudRaffaello Mastrolonardo riesce a dipingere personaggi indimenticabili, ritratti in tutta la loro grandezza e in tutta la loro miseria. 
Il risultato di questo poderoso lavoro è un romanzo da leggere senza fretta, lasciandosi catturare dall’intreccio e nello stesso tempo soffermandosi sui moti del cuore umano. Per chi ama le saghe familiari, tempo ben speso.




21 gennaio 2024

Dicono di noi

Un sentito GRAZIE alle lettrici e ai lettori che hanno già gustato Il Capodanno di Domitilla. Ecco nel carosello di immagini alcune loro impressioni e recensioni. È bello quando un libro «fa tanto bene al cuore»...






17 gennaio 2024

Niente è più facile dello scrivere difficile

«Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante 
ci tiene a farsi capire. 
Farà perciò tutto il possibile 
per scrivere in modo semplice e comprensibile. 
Niente è più facile dello scrivere difficile».

[Karl Popper - La società aperta e i suoi nemici, 1945]



14 gennaio 2024

Anteprima gratuita

Chi desiderasse leggere gratuitamente i primi due capitoli de Il Capodanno di Domitilla, sappia che la casa editrice Mimep Docete li mette a disposizione in anteprima. Basta un click:

Anteprima del libro

Buona lettura!



08 gennaio 2024

Prima di dormire

Le vacanze natalizie sono ormai terminate; oggi si riprende con la consueta routine: lavoro, studio, impegni...  
Giungeremo a sera stanchi. Eppure, volendo, un piccolo piacere ci attende, per gli ultimi istanti di ogni giornata:

«Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi
è una delle sensazioni più piacevoli della vita»

[Vladimir Vladimirovi Nabokov]



01 gennaio 2024

Con lo sguardo fisso alla statua

«…Sarà stato l’aspetto accogliente di quella chiesa, con la luce che proveniva dall’altro e inondava l’altare. Sarà stata la statua in marmo bianco della Vergine, che teneva fra le mani il Bambino e pareva volerlo offrire al mondo. Sarà stato il riverbero delle emozioni strane provate nella notte appena trascorsa. Sarà stata la bellezza dei canti intonati da Andrea. Domitilla non sapeva spiegarsi perché, ma quell’ora di celebrazione volò in un istante.
Era il primo giorno dell’anno, e si festeggiava la solennità di Maria Madre di Dio. Forse per la prima volta in vita sua, Domitilla ascoltò un’omelia senza provare un istintivo senso di fastidio. Anzi, ne rimase colpita più di quanto volesse ammettere. Con lo sguardo fisso alla statua, al giovane volto di Donna, si sentì affascinata da quella Madre che, come diceva il Vangelo appena proclamato, “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”…»
[Da: “Il Capodanno di Domitilla”, Cap.8]
 
Nella foto: la statua della Vergine, presso l’Istituto Santa Famiglia a Siroki Brieg

31 dicembre 2023

Capodanno

In questa lunga "Notte di Capodanno" Domitilla augura a tutti i lettori un 2024 sereno e aperto a ciò che è nuovo, buono, bello.


27 dicembre 2023

Libri sotto l'albero

Non tutti sono così fortunati e così creativi da potersi permettere un Albero di Natale realizzato con i libri; però confido che molti di noi abbiano trovato almeno un libro sotto il suo albero!
E la lettura è uno dei passatempi migliori, soprattutto durante le vacanze invernali, quando fuori fa freddo e scende presto la sera.
Pronti con il pile e la tisana?





20 dicembre 2023

Davanti al presepe

Procedendo, si soffermarono davanti al grande presepe allestito sull’ampio sagrato. Le tre statue a grandezza naturale, intagliate sommariamente nel legno chiaro, rappresentavano la Sacra Famiglia all’interno di una grotta.  Inginocchiata sulla paglia grezza, la Vergine teneva fra le braccia il Bambino; ma non lo stringeva al petto, lo porgeva davanti a sé, come per offrirlo al mondo. Accanto a Lei San Giuseppe, in piedi, guardava verso Domitilla e intanto indicava con una mano il piccolo Gesù, come per dirle: è a Lui che devi guardare, ragazzina.

[Da: Il capodanno di Domitilla, cap. 11]


Nella foto: il presepe allestito a Medjugorje, nella spianata antistante la chiesa.

18 dicembre 2023

Eccola qui, Domitilla!

 Ed eccola qui Domitilla, infreddolita nel cuore della notte, col berretto di lana calcato in testa (quel copricapo celeste e grigio, realizzato ai ferri da zia Clelia, orribilmente fuori moda ma caldissimo).

Eccola qui Domitilla, "fotografata" davanti alla chiesa di Medjugorje.  

Si presentava davvero così l’ampia spianata, in quel Tempo di Natale: «la facciata della chiesa illuminata, il grande presepe ligneo, l’enorme stella cometa che dominava la piazza con le sue lucine suggestive». 

[Da: Il capodanno di Domitilla, cap. 7]

Nella foto: la spianata antistante la chiesa di Medjugorje.

15 dicembre 2023

Domitilla a Radio Mater

Lunedì 11 dicembre 2023 in prima serata è andata in onda su Radio Mater un'intervista condotta da Nerella Buggio e don Michele Zoani.  
Partendo dalla presentazione de Il Capodanno di Domitilla, il dialogo con l'autrice ha spaziato parlando di adolescenti, adulti, educazione, e senso della vita.
La registrazione completa è disponibile al seguente link:



13 dicembre 2023

Fateli crescere con un libro

Simpatica la prima pagina del settimanale TuttoLibri  attualmente in edicola. Riporta un'immagine "natalizia" dell'illustratore francese Frédéric Pillot, e offre un consiglio a chi abbia a cuore l'educazione di bambini e ragazzi: "Fateli crescere con un libro".
Ovviamente dipende da quale libro si propone, ma in linea generale mi sembra un ottimo suggerimento...



28 novembre 2023

Prossimamente: Il Capodanno di Domitilla

 - Che fai per Capodanno?
Questa è la domanda che terrorizza Domitilla Tornabuoni, timida quindicenne alle prese con una proposta imbarazzante da parte di nonna Flo. 
- Un’amica mi ha invitata a fare un giro con lei all’estero – risponde evasiva.
In realtà si tratta di un pellegrinaggio. Proprio lei, che non entra in chiesa dai tempi della Prima Comunione! Se i suoi compagni lo scoprissero, Domitilla morirebbe di vergogna...
Costretta dalle pressioni familiari, la ragazza parte per un viaggio che inizia sotto pessimi auspici.
Sarà davvero il peggior Capodanno di tutta la sua vita?

Il Capodanno di Domitilla: da dicembre 2023 negli store on line e in libreria.






15 novembre 2023

Scrivimi dal confine

Era una bimba di appena cinque anni, Aimée, quando - nel 1915 - lasciò Parigi con papà e mamma, per raggiungere un paesino sperduto della Val d'Intelvi. La prima guerra mondiale già infuriava, e la tragedia raggiunse la piccola famiglia. La vita della bambina, poi adolescente e quindi giovane donna, è raccontata da Luca Saltini con un susseguirsi di sapienti flash-back.

Eh, sì: perché "Scrivimi dal confine" è ambientato in un presente - nel 1960 - in cui Aimée, cinquantenne realizzata e solida, intraprende un altro viaggio, raggiungendo la Repubblica Democratica Tedesca. Munita di documenti falsi, penetra in quel paese precluso agli occidentali per incontrare una persona che potrebbe rispondere ai suoi più struggenti "perché?". Il desiderio di capire il suo passato è più forte della  prudenza, e persino della paura.

Un po' romanzo storico, un po' romanzo di formazione, questo è un libro che si legge tutto d'un fiato; eppure meriterebbe di essere gustato con calma, perché è scritto con una maestria garbata e semplice che sa arrivare al cuore delle cose. Man mano che scorrevano le pagine, pensavo: "Ma davvero l'autore è un uomo?"; mi pareva sorprendente l'acutezza con cui ha saputo ritrarre in profondità la figura femminile della protagonista.

Vi offro una pagine delicata, in cui Aiméè, ormai donna e mamma, rivede il vecchio Ivano, che tanti anni prima era stato per lei - bimba già tanto ferita dalla vita - riferimento e rifugio.

Aimée rimase in silenzio. Lo guardò con molta tenerezza, sentendosi piena dell'affetto per quel vecchio. [...] 
Non disse niente. Tornò ad appoggiare la testa sulle gambe di Ivano, che si era seduto un'altra volta. Restò così, a sentire la sua mano calda sulla nuca e le risate dei bambini che davano da mangiare alle galline. Il tempo pareva essersi fermato, come se la storia avesse cessato di accadere, il mondo non dovesse più andare avanti, gli uomini avessero raggiunto la loro meta. Ogni necessità era sospesa. Esisteva soltanto la pienezza di quel momento, dove le loro vite avevano trovato un luogo per riposare, potevano perdersi nella semplicità dello stare insieme, ascoltare i ricordi, sentire il calore della reciproca vicinanza. I loro cuori erano placati, come accade nella vita solo quando si riesce a raggiungere ciò per cui si è fatti. Per il vecchio era quello il momento e, nella sua esistenza lunghissima e fortunata, ebbe anche la gioia di sperimentare quella pienezza. Ne fu grato al Cielo, come di tutto il resto. Per Aimée era soltanto una tappa, ma gustare la pace le diede un equilibrio che la rese ancora più forte. Non ci pensava, in quel momento. Si limitava a farsi ristorare dalla presenza di Ivano e dalla gioia di averlo ritrovato.


09 novembre 2023

Stringi la mia vita

Anno 1958. La giovane crocerossina Etty lascia la sua cittadina di provincia nella piana pavese per recarsi a New York in servizio presso l'ospedale Mother Cabrini. Vi dovrà rimanere per un intero anno. 
Porta con sé un bagaglio leggero, e la solida consapevolezza di fare la cosa giusta. Lascia invece in Italia Carlo, fidanzato storico, che dovrà attendere pazientemente il suo ritorno.

In "Stringi la mia vita", ispirato fedelmente a una storia vera, Maria Giovanna Fantoli narra con delicatezza la storia di una giovane donna in perenne equilibrio tra senso del dovere e timore di sbagliare,  tra slancio verso gli altri ed esigenze del cuore. Un equilibrio difficile, ma gestito con determinazione e generosità anche di fronte alle scelte più difficili.

Quando le viene proposto un servizio estremo, di assistenza ai condannati a morte che hanno offerto la loro vita per sperimentazioni scientifiche, Etty prende sul serio quella che ha tutta l'aria di una chiamata.

Etty era consapevole che avrebbe respirato veleni, assorbito raggi pericolosi per la sua salute e curato l'incurabile ma aveva deciso che il Signore la chiamava lì, ai confini di esistenze che, per il filo sottile della libertà ancora persistente e soprattutto perché amate da Dio, erano e sarebbero state fino all'ultimo pienamente umane. Quei poveretti si apprestavano a compiere un sacrificio per altri uomini come loro, riscattando in un solo attimo una vita macchiata di omicidi e violenze di ogni genere, subite e commesse.
E di lei che ne sarebbe stato?

L'anno successivo Etty viene convocata nel Comitato Sanitario delle Olimpiadi di Roma. Ecco un nuovo bivio: accettare la proposta e intraprendere una nuova missione umanitaria, o tornare subito a casa e sposare il povero Carlo che sta quasi perdendo la pazienza? La scelta è soffertissima, ma Etty non è mai sola: ha intorno a sé preziosi amici con cui confrontarsi, e dentro di sé una profonda relazione con Dio.

Ogni capitolo di questa storia è attraversato da un vivido senso di Provvidenza, spesso nascosta ma sempre operante. Fin dalle prime pagine ho pensato: qui si respira aria da "Promessi Sposi". In seguito, conoscendo l'autrice, ho scoperto che il suo scrittore di riferimento è il Manzoni. Ecco, tutto si spiega.

In "Stringi la mia vita" c'è molto dolore, dunque, ma anche una gran ricerca di senso, che nulla toglie alla vertigine, ma indica una direzione in cui guardare. E spiega bene il titolo.

Di fronte al dolore si è sempre su un crinale pronti a cadere nell'abisso o a spiccare il volo. Che sia l'una o l'altra cosa dipende dal dire o no: «Signore, stringi la mia vita, afferra la mia mano e salvami».
 



02 novembre 2023

I libri che vorrei leggere

 Quanti appassionati alla lettura possono fare propria
questa simpatica vignetta trovata in rete?



20 ottobre 2023

La sua voce: una bella chiacchierata

Il 17 ottobre 2023 a Torino, presso la Parrocchia di San Pellegrino, ha avuto luogo la presentazione del romanzo La sua voce (recensito qualche giorno fa in questo blog). Era presente l'autrice - Elena Visconti - intervistata da Laura Blandino.
L'evento, organizzato dall'Associazione Newman, è stato registrato; il video è disponibile su Youtube:




13 ottobre 2023

La sua voce

La scrittrice esordiente Elena Visconti narra in "La sua voce" la storia di una giovane donna impiegata in un call center. 
Un giorno, fra le tante voci che ascolta, Giulia ne incontra una diversa da tutte le altre. Lei non è una ragazza superficiale, tende sempre a riflettere prima di compiere un’azione. Invece questa volta, pur dopo tante esitazioni, seguirà il suo istinto e richiamerà lo sconosciuto. Inizieranno a sentirsi al telefono quasi tutte le sere, e il rapporto fra loro diventerà sempre più trasparente e intenso.

Il romanzo è lieve, scorrevole, a tratti ingenuo; eppure riesce a sfiorare temi importanti, offrendo con delicatezza spunti di riflessione: l'amicizia, la famiglia, l'importanza di sentirsi voluti bene, la capacità di guardare il lato positivo delle cose.
E - come in filigrana - tutto il romanzo è percorso dal tema dell'attesa, che arricchisce la vita e rende acuto lo sguardo.

«Sai, mi fai venire in mente un brano di un romanzo che ho letto qualche giorno fa» lo interruppe Giulia. «Raccontava di una ragazza che era andata in stazione a prendere un'amica che non vedeva da tempo e si è sorpresa a cercarla in mezzo alla folla come si cerca una cosa che si attende da tanto tempo, col collo tirato e il cuore in gola. Se uno, commentava l'autore di quel brano, è in attesa riconosce subito ciò che può colmare la propria attesa.»



11 ottobre 2023

Giornata mondiale delle ragazze

Oggi si celebra la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita dall'ONU per porre l’attenzione sui diritti delle donne - in particolare delle più giovani - in tutto il mondo.  Il tema è serio e delicatissimo, soprattutto se pensiamo ai contesti più estremi: sfruttamento, violenze, abusi, indigenza, istruzione inaccessibile, sanità negata. Ma anche nel nostro Occidente "sazio" il tema è di attualità.

Non penso sia solo una questione di "diritti", o di "emancipazione". Il mio desiderio è che tutte le adolescenti abbiano la possibilità di guardare con tenerezza se stesse, e con fiducia il proprio futuro. Senza sentirsi in dovere di calpestare la propria interiorità, pur di essere all'altezza dei modelli che il "mondo" vorrebbe imporre loro.

Io ho molto a cuore le bambine e le ragazze; tant'è vero che - spontaneamente - ho sempre fatto di loro le protagoniste delle storie che ho avuto la gioia di scrivere.
  • Penso a "La camera bella", con la dolce Chiara e la vivace Cecilia, circondate dalle loro amiche nella cornice suggestiva della Val Favero.
  • Penso a "Tempo di cose nuove", in cui Paola - ragazzina timida che si sente sempre fuori posto - vive una preziosa esperienza di crescita e di rinascita..
  • Penso a "Il velo dorato", in cui la giovane nigeriana Adaora, pur ferita dalla vita, è pronta a ricominciare da zero perché desidera profondamente un esito di felicità per sé, e soprattutto per il suo bambino.
  • Penso a "Nori" e al suo incontro decisivo con Lucia, inizio di un'amicizia in grado di scaldare il cuore, e far germogliare uno sguardo nuovo sulla realtà.
  • E penso a lei, la giovanissima protagonista del nuovo romanzo che presto vedrà la luce 💙


09 ottobre 2023

Il suo nome era Neve

Donne o bambine di nome Neve, nella vita reale non ne ho incontrate mai. Nelle pagine dei romanzi, invece, più di una.  Evidentemente questo nome, poetico ed evocativo, esercita sugli scrittori un fascino non indifferente. Me ne vengono in mente almeno tre, che ho letto con piacere.

"La casa sull'argine", romanzo d'esordio di Daniela Raimondi, racconta la storia della famiglia Casadio: una saga che si snoda attraverso due secoli di storia lungo il grande fiume, nel paesaggio suggestivo della pianura emiliana. 
Nella saga, Neve è un personaggio centrale: è la bimba che viene alla luce durante una potente grandinata estiva (quando il paesaggio sembra coperto di neve, appunto); è la ragazzina che emana un dolce profumo quando è gioiosa; è la donna che sposa il ragazzo dei suoi sogni e mette al mondo molti figli, ma non sarà mai veramente felice. Sullo sfondo, l'oscura profezia che Viollca, bisavola zingara, lesse nei tarocchi molti decenni prima.

Con "Isola di Neve", Valentina D'Urbano conduce il lettore nell'isola di Novembre, sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella - Santa Brigida - dove sorge un vecchio carcere abbandonato. Qui, all'inizio degli anni '50, una diciassettenne di nome Neve conduce la sua vita aspra e difficile: un padre violento, tanta miseria, dure giornate di lavoro. 
Ma un giorno accade l'imprevisto: un nuovo prigioniero viene condotto nel carcere di santa Brigida. Per Neve sarà l'inizio di un'avventura elettrizzante e drammatica, che cambierà per sempre la sua vita. E che finirà col riverberarsi nella vicenda umana di un giovane dei giorni nostri, approdato in quelle isole molti decenni dopo.

Infine, ricordo "Storia di Neve", romanzo fantasy con cui Mauro Corona racconta la storia dell'unica bimba nata in un paesino fra i monti durante il rigido inverno 1919. La piccola rivela subito poteri speciali: ha una straordinaria resistenza al gelo, e con il semplice tocco della sua manina è in grado di guarire anche i malati. Neve, in realtà, è la "parte buona" della orripilante strega Melissa, guardiana di un terribile inferno di ghiaccio.
Sembra una sorta di favola noir, eppure conserva il sapore del realismo più crudo: la natura impietosa ma bellissima, la quotidianità del paesino di montagna, l'avvicendarsi delle stagioni, le miserie umane, e talvolta qualche pennellata di poesia.


19 agosto 2023

Sai quei romanzi...?

Turista a Roma, decido di utilizzare la metropolitana per spostarmi da un luogo all'altro della Città Eterna. Giunta presso una delle tante stazioni sotterranee, rimango colpita da un cartellone pubblicitario. A caratteri cubitali dice:

SAI QUEI ROMANZI
CHE LEGGI UNA RIGA E RIDI,
LEGGI QUELLA DOPO E PIANGI,
E INTANTO CAPISCI 
DELLE COSE SU DI TE?

Sì, ho presente. Non me ne vergogno: amo le storie che sanno scompigliare le mie emozioni, e far affiorare la parte più profonda e viva di me.
Di solito i libri comici non mi fanno affatto ridere, e quelli strappalacrime raramente mi fanno piangere; invece certi romanzi che sento "veri" riescono a smuovermi fino all'ilarità, o a farmi pizzicare il naso...